Anna Foglietta si racconta a ruota libera a Belve, cosa ha detto la nota attrice nella trasmissione di Francesca Fagnani
Ospite di Francesca Fagnani a Belve, nella puntata andata in onda su Rai Due martedì 15 novembre 2022, Anna Foglietta si è lasciata sfuggire alcune interessanti rivelazioni sulla sua sfera personale. Senza freni si è raccontata in trasmissione, parlando anche di un difficile post partum che le ha fatto vivere un periodo molto complesso della sua vita.
Dal 2010 l’attrice è sposata con Paolo Sopranzetti, dal loro amore sono nati tre figli: Lorenzo nel 2011, Nora nel 2013 e Giulio nel 2014. Dopo la nascita del suo terzo figlio non ha vissuto un periodo semplice, in quel momento lo ha addirittura considerato un ostacolo.
Alla conduttrice tra le varie cose ha detto: “A volte tuo figlio diventa il tuo più grande nemico. Con il mio terzo figlio ho avuto un momento di down psicologico.” Anna Foglietta ha fatto sapere di essersi molto arrabbiata con tutte quelle persone che dicono che la maternità va affrontata sempre con il sorriso, la felicità e la pazienza. Lei pensa però che non sia sempre così, le è anche capitato di percepire suo figlio come un fastidio.
Anna Foglietta, il momento buio dopo la nascita del terzo figlio e gli attacchi di panico
Dopo la terza gravidanza Anna Foglietta non riusciva a ritagliarsi i suoi spazi ed è per questo che si sentiva soffocare. In quel momento il figlio ostacolava le sue esigenze. A detta sua bisogna ammettere che la maternità è faticosa e che dovrebbe essere lecito fare queste considerazione senza doversi sentire sbagliate o meno madri.
L’attrice ha fatto anche un tuffo nel passato, quando aveva 19 anni e ha sofferto di attacchi di panico. Il quel periodo il padre aveva problemi di lavoro e la madre si ammalò, lei per aiutare la famiglia iniziò a svolgere moltissimi lavori. Tante erano però le pressioni e le preoccupazioni, decise quindi di iniziare un percorso terapeutico.
Alla Fagnani ha raccontato che si sentiva molto sola e spaventata, la sua è una famiglia semplice con cui non poteva affrontare questo tema. In quegli anni non si parlava di attacchi di panico, erano ancora un tabù e c’era ancoralo stigma del disagio mentale.