Il frammento di asteroide rinvenuto secondo gli scienziati ha origini chiaramente marziane. Lo studio degli scienziati
L’asteroide rinvenuto dagli scienziati è stato ridefinito black beauty, proprio per il suo colore lucido e scuro. Gli studiosi, però, analizzandolo hanno determinato che non si tratta di un semplice corpo celeste. Sembrerebbe, invece, chiara la sua derivazione marziana, ma soprattutto uno degli aspetti più interessanti è che sembra abbia 2 miliardi di anni. L’analisi di questo frammento potrebbe dare ulteriori e concrete rivelazioni sulla formazione della terra.
La storia legata a questo asteroide è molto lunga. Il frammento faceva parte di un corpo roccioso nettamente più grande. Questo, però, si è schiantato sul pianeta Marte frantumandosi in milioni di pezzi e dando vita, così a numerosi frammenti che hanno iniziato a vagare nello spazio, fino ad insediarsi nel sistema solare e raggiungere il pianeta Terra.
Questo frammento è stato rinvenuto presso il cratere ridefinito Karratha, in onore di una antica regione australiana nella quale sono state rinvenute le più antiche rocce del nostro pianeta. Questa potrebbe essere una delle rocce più antiche studiate nella storia della geologia, il che potrebbe portare numerose scoperte.
La scoperta di questo frammento è fondamentale, ma ancor di più lo è conoscere precisamente il contesto di formazione. Infatti, come sostiene lo scienziato Anthony Lagain, della Curtin University in Australia, questa è la prima volta che si conosce il contesto geologico di un frammento rinvenuto sulla terra. Il suo studio potrebbe anche aiutare a comprendere la struttura della crosta di Marte. Inoltre, come spiega lo scienziato, è fondamentale trovare sul pianeta rosso il punto di impatto con il meteorite che poi ha dato origine al frammento Balck Beauty. Questo perché gli studi hanno mostrato una somiglianza tra i frammenti più antichi della crosta di Marte e i continenti della terra di oggi. Tale studio quindi potrebbe portare alla luce numerose scoperte, fino ad oggi, rimaste nell’ombra. “La regione – conclude Lagain – che identifichiamo come la fonte di questo campione unico marziano costituisce una finestra sul primo ambiente dei pianeti“.
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