La crisi energetica che sta colpendo l’Europa diventa sempre più pesante. In Italia, il ministero della transizione ecologica sta valutando se far scattare lo stato di allarme
Il Cremlino ha dato avvio a una guerra energetica nei confronti dell’Europa. Mosca, oltre a voler diminuire gli approvvigionamenti, ha aumentato considerevolmente i prezzi del gas. Il metano, nella borsa di Amsterdam, ha raggiunto cifre ragguardevoli passando da 82 circa a 117. Se la Russia continuasse con le restrizioni, soprattutto con il taglio dei rifornimenti, per l’Italia si prospetterebbe una pesante crisi energetica.
Per adesso la situazione sembra, ancora, contenuta e non sono necessarie, almeno attualmente, misure straordinarie. La richiesta quotidiana di gas da parte dell’Italia è di 155 milioni di metri cubi, mentre la disponibilità è di 195 milioni. Questo ampio margine permette all’Italia ancora di resistere prima di dover dichiarare lo stato di emergenza.
La situazione resta sempre molto complessa e poco stabile. Per questo motivo il governo è sempre pronto a intervenire. Infatti, nel momento in cui dovesse scattare lo stato di allarme il Ministero della transizione ecologica chiederebbe allo Snam (il primo trasportatore di metano in Italia) di intercedere con le industrie chiedendo la riduzione volontaria dei consumi.
In caso di passaggio da stato di preallarme a quello di allarme eccetto la richiesta alle industrie di ridurre i consumi, non ci sono eccessive differenze. In ogni caso c’è un continuo controllo del flusso di gas, ma soprattutto Roberto Cingolani, il capo del dicastero, ha tranquillizzato sottolineando come siano, già, pronte le contromisure. Prima di tutto, però, è necessario comprendere se questa diminuzione di gas sia episodica o arrivi a stabilizzarsi.
Nel caso in cui la situazione precipitasse e si dovesse passare allo stato di allarme le azioni da attuare sono stabilite da un decreto del 2019. In tale documenti si sottolinea come non debba essere presa alcuna misura di mercato, in quanto queste devono essere affidate agli operatori, affinché possano prendere decisione per raggiungere una situazione di normalità. Queste misure di mercato quindi sarebbero attuate da Eni e dagli altri operatori. Il loro compito quindi sarà di: aumentare le importazioni, utilizzando la flessibilità dei contratti; uso di combustibili alternativi nelle industrie; ridurre la richiesta di gas derivante da contratti interrompibili.
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