Molte persone anche diverso tempo dopo essere guarite dal Covid 19, avvertono un’alterazione dell’olfatto. La causa risiederebbe in alcuni cibi
Il Covid, l’incubo peggiore di tutta la popolazione mondiale a partire dal 2020. Tra i veri sintomi che comporta quest’infezione, uno dei più comuni è sicuramente la perdita del gusto e dell’olfatto.
Dunque se sei stato esposto all’infezione da Covid 19 e hai sperimentato uno di questi due sintomi, molto probabilmente anche a distanza di mesi potresti avvertire ancora un’alterazione dell’olfatto. Per esempio il vino odora di benzina, il caffè di gomma bruciata, ciò che un tempo adoravi ora appare disgustoso. Questo fastidiosissimo effetto collaterale del Long Covid, secondo alcuni studiosi, dipende da specifici cibi e bevande.
Cibi e bevande che alterano l’olfatto: lo studio
Dunque dei ricercatori dell‘Università di Reading (Regno Unito) hanno scoperto attraverso uno studio approfondito quali sono i cibi che scatenano l’alterazione dell’olfatto (in termini scientifici parosmia). Questi sono: il caffè, le cipolle, l’aglio, il pollo, i peperoni verdi, le uova e in generale tutti gli odori pungenti. Gli studiosi dunque hanno fornito una spiegazione scientifica, identificando ben 15 diversi trigger molecolari per la parosmia. In poche parole questi alimenti sopraelencati sono ricchi di queste molecole attive, soggette a distorsione.
Per giungere a questa scoperta, secondo lo studio pubblicato su Communications Medicine, i ricercatori hanno chiesto a 29 individui affetti da parosmia post virale e a 15 con olfatto regolare di sottoporsi a dei test di sniffing. Come sostanza per testare hanno utilizzato il caffè.
Attraverso l’olfattometria gascromatogrfica hanno fatto odorare ai soggetti le singole componenti che formano l’odore del caffè. Si è giunti dunque alla conclusione che nel caso di questo alimento vi è in particolare un composto che induce l’alterazione dell’olfatto a coloro che sono esposti alla parosmia post-virale, ossia il 2-furanmenthanethiol. Infatti mentre le persone senza parosmia lo descrivevano come un odore piacevole, quelle affette dal “disturbo” lo descrivevano invece come rivoltante e nauseante.
Dunque lo studio dimostra che questo “deficit” correlato al Long Covid ha una base scientifica. In particolare viene indotto da alcuni composti divisivi presenti in alcuni alimenti. “Questa è una solida prova che non è tutto nella testa e che il senso di disgusto può essere correlato ai composti nei cibi distorti“. Le parole della dottoressa Jane Parker, professoressa di Chimica degli aromi presso l’Università di Reading.