Il decreto bollette, dal primo maggio, introduce la stretta verso l’utilizzo del condizionatore negli uffici pubblici. Sono previste multe per chi sgarra
Per combattere la dipendenza dal gas russo a partire dal primo maggio verrà introdotto un taglio ai consumi energetici. Le prime vittime sono, proprio, gli uffici pubblici che saranno costretti a ridurre l’utilizzo dei condizionatori e dei termosifoni.
L’emendamento del decreto bollette approvato il 13 aprile dalle commissioni Ambiente e Attività Produttive, infatti, stabilisce, fino al 31 marzo 2023, un limite nel riscaldamento e nel condizionamento degli uffici pubblici. Anche se il consumo maggiore proviene, più che altro, dagli impianti di condizionamento. In inverno, non si potranno superare i 19 gradi, mentre in estate non si potrà scendere sotto la soglia dei 27. In entrambi i casi, però, sono permessi 2 gradi di tolleranza che permettono di raggiungere i 21 gradi in inverno e i 25 in estate. Le nuove misure dovrebbero colpire tutte le strutture della pubblica amministrazione. Gli unici edifici esentati, per ora, sono gli ospedali, cliniche e case di cura. Le norme messe in atto, dovrebbero condurre a un risparmio di circa 4 miliardi di metri cubi di gas.
Una delle tematiche più controverse resta quella dei controlli. Infatti, il decreto stabilisce delle sanzioni in caso di violazione delle regole. Le multe previste vanno da un minimo di 500 a un massimo di 30 mila euro. Ma, proprio in merito alle sanzioni, il nodo principale da sciogliere è quello dei controlli. Sarebbero, dunque, necessarie continue verifiche in tutti gli edifici della pubblica amministrazione. Ancora più complesso sarebbe il caso in cui questa stretta venisse estesa anche ai privati, dalle aziende alle case dei cittadini. Attualmente, per i privati ci sarebbe già l’obbligo di non superare, in inverno, i 20 gradi e accendere i riscaldamenti, solo, in determinate fasce di orario, che variano da zona a zona. Per diminuire il consumo e, di conseguenza, la dipendenza di energia dall’estero si stanno valutando anche altri decreti, come quello che potrebbe ridurre il numero di lampioni accesi e le ore di illuminazione notturna.
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