Nuovo tetto massimo per quanto riguarda le spese con i contanti: cosa ha deciso il governo italiano e quale sarà la cifra
Dal 1° gennaio 2023 entrerà in vigore una stretta sui pagamenti in contanti con il tetto, infatti, che passerà da duemila a mille euro. L’obiettivo è quello di porre un freno lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio di denaro sporco.
Si incentivano così le spese con bancomat, carte di credito e bonifici, più difficili da nascondere al Fisco e alla polizia. L’Italia resta uno dei paesi a fare meno uso dei pagamenti elettronici. Tuttavia, in queste ore, è arrivato il dietrofront sull’impiego dell’utilizzo del contante. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno votato contro il tetto fissato a mille euro ed entrato in vigore poco più di un mese fa.
La loro decisione ha portato un’ulteriore spaccatura all’interno della maggioranza e segue una linea opposta rispetto a quella del governo. In caso di conferma nello step finale in Parlamento per la conversione in legge del decreto Milleproroghe, si potrà dunque continuare a pagare con banconote l’affitto o ad esempio la parcella dell’avvocato fino a duemila euro senza rischiare multe.
Limite ai contanti, corsi e ricorsi storici
La commissione alla Camera ha rimandato il cambio di tetto massimo da 2000 a 1000 euro al 1° gennaio 2023 con l’emendamento approvato, nonostante il governo sia stato dio parere contrario.
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Volendo andare un po’ indietro con gli anni, il limite ai contanti per la prima volta fu introdotto nel 1991 quando c’erano ancora le lire. Il governo Andreotti portò il tetto a 20 milioni (pari a 10.329 euro).
Tale limite fu modificato nel 2002, quando il governo Berlusconi portò la cifra a 12.500 euro. Cinque ulteriori anni dopo, Prodi portò la soglia a 5.000 €. Ancora, nel 2011, nuovamente con Berlusconi, si ridusse a 2.500 euro.
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Fu Monti poi, che con il decreto Salva Italia, portò il limite a soli 1000 euro, salvo poi risalire a 3000 con Renzi nel 2016.
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