Trammammuro: la parola napoletana che non ha una traduzione in italiano. L’etimologia e la particolarità di questo termine tutto partenopeo.
Il napoletano possiede una vivacità linguistica che ha pochi pari nel nostro Paese. Le varie dominazioni nei secoli hanno permesso una stratificazione del dialetto che oggi si rivede in termini e parole che in italiano, ad esempio, sono intraducibili. Modi di dire (locuzioni idiomatiche per la linguistica) ed espressioni particolari che non hanno alcun corrispettivo nella lingua parlata nel nostro Paese.
Uno degli esempi più eclatanti e più conosciuti riguarda la parola che stiamo prendendo in considerazione: ‘o trammammuro. Prima di spiegare l’etimologia, il significato e la particolarità di questo termine, consigliamo di provare a rileggerlo per metterti in gioco. Hai già capito di cosa si tratta? Sai perché in napoletano si usava (e non è raro sentirlo ancora oggi) questa parola?
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Ad un primo impatto, il termine appare molto carico per il raddoppiamento fonosintattico della “m” che avviene per ben due volte. Scomponendo la parola, infatti, ci si accorge che al suo interno contiene la risoluzione della sua complessità. “Tram – a – muro” che in italiano corrisponde all’ascensore. Adesso, però, bisognerebbe chiedersi perché c’è tanta differenza tra il napoletano e la lingua nazionale.
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La diversità e la particolarità di questo termine risiede nella sua etimologia. L’italiano riprende dal latino il significato di “ascendere” e riprendendo dal termine francese ha coniato una parola che indicasse il funzionamento della macchina in questione. L’ascensore, infatti, salendo da un piano all’altro, ascende. In napoletano, invece, la scelta è ricaduta sull’aspetto con il quale appariva uno dei primi prototipi di ascensore.
Non tutti sapranno che uno dei tanti primati di Napoli riguarda anche l’ascensore. Si tratta di un prototipo realizzato dall’architetto Luigi Vanvitelli a metà Ottocento e chiamato anche “sedia volante”. L’installazione fu realizzata presso la Reggia di Caserta e si trattava di un dispositivo che permetteva di spostarsi da un piano all’altro comodamente e senza sforzo. Niente di diverso dagli ascensori odierni, se non fosse che al suo interno presentava una particolarità: ci si poteva sedere in attesa della salita. Per questo motivo, i napoletani con il tempo lo hanno definito trammammuro.
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