Scompare a 98 anni Carlo Vichi, fondatore dell’azienda Mivar. Grazie al suo ingegno si diffuse l’ingresso della Tv nelle case italiane.
È morto all’età di 98 anni Carlo Vichi, figura centrale del capitalismo italiano del dopoguerra. L’uomo nel 1923 a Montieri, in provincia di Grosseto, per poi trasferirsi a Milano e conseguire il diploma in elettrotecnica. Dopo alcune esperienze lavorative fonda la VAR, Vichi Apparecchi Radio.
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L’azienda all’inizio produce artigianalmente radio a valvole. In seguito cambia nome in Mivar (Milano Vichi Apparecchi Radio) e si trasferisce ad Abbiategrasso, dove sono impiegati 800 dipendenti e vengono prodotti i televisori. Saranno proprio loro a decretare l’ascesa ed il declino dell’imprenditore toscano.
Il periodo di maggior successo per Vichi è a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, quando la televisione entra prepotentemente nelle case degli italiani. L’azienda comincia a crescere in modo vertiginoso, al punto che nel 1998 si producono 900mila tv a tubo catodico. Questo porta alla creazione di un nuovo stabilimento nel 2001 a Naviglio di Bereguardo, uno spazio di 120mila metri quadrati mai entrato in funzione.
La crescita infatti è infatti frenata dall’arrivo di nuovi concorrenti, che riescono a produrre gli stessi prodotti ad un prezzo inferiore. Vichi lancia un primo appello proprio a loro, offrendo lo stabilimento gratuitamente a patto che assumano mille e duecento dipendenti. Nel 2013 arriva l’addio al comparto dei televisori per dedicarsi alla progettazione di arredamento, anche a causa degli scarsi profitti.
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Nel 2017 ripropone il suo appello, questa volta al colosso coreano Samsung: “Venga in Italia a vedere i vantaggi di assemblare 3 milioni di televisori all’anno in un complesso industriale unico al mondo. Il Governo vi darà un caloroso benvenuto“. Anche stavolta, però, il suo appello viene ignorato. Molto controverse le sue posizioni politiche e sociali, tanto che è noto il suo astio nei confronti dei sindacati. Più volte, infine, ha ammesso la sua stima per personaggi come Adolf Hitler o Benito Mussolini.
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