La nota azienda italiana Campari è in sofferenza. La Cina infatti vorrebbe vietare l’uso delle bevande alcoliche.
L’azienda italiana Campari sembrerebbe teme possibili restrizioni da parte della Cina. La nazione dell’Asia orientale vorrebbe porre delle limitazioni alle vendite di bevande alcoliche prodotte all’estero. Immediata la reazione di titoli come Pernod Ricard, Remy Cointreau, Diageo, ma anche di Campari. Già negli ultimi giorni in Cina si parlava di una possibile patrimoniale nei confronti dei ricchi che mette ancor più in crisi il settore del lusso. Lo scopo sembrerebbe essere quello di promuovere la “prosperità comune“.
Tuttavia ai timori su una stretta regolamentare sui settori del lusso e delle bevande, a pesare è anche il rischio che la variante Delta del Covid possa rallentare la ripresa. Gli analisti di Bank of America hanno affermato che alcuni settori potrebbero soffrire in futuro e dunque una vera ripresa economica si avrà solo dopo aver messo sotto controllo la variante Delta.
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Campari, la situazione nel mercato finanziario
Nel 2020 Campari ha riportato un calo dei ricavi netti del 14% e Campari Soda e Crodino, venduti principalmente in Italia, hanno visto scendere le vendite rispettivamente del 39 e del 46 percento nel secondo trimestre. Tuttavia l’esportazione in Cina è piuttosto limitata, l’Asia Pacifico pesa solo per l’8% sul fatturato, del quale il 5% viene dall’Australia.
Per Equita Sim la raccomandazione è di non scendere al di sotto degli 11 euro nella vendita della nota bevanda. Segnali di ripresa si avrebbero con un target di prezzo tra i 12 e i 13,50 euro circa. I minimi odierni sono di circa 11,47 euro.
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Nel 2020 a seguito della pandemia, il maggior calo l’hanno subito i liquori e amari italiani (Averna, Frangelico, Cynar, Braulio) con meno trentatré percento di vendite. Per Aperol, la perdita è stato del diciasette percento. Tra le etichette maggiormente cresciute, a livello organico, c’è il whisky canadese Forty Kreek, con un aumento del venti percento.
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