Alcuni esercenti a breve potrebbero essere sanzionati a causa dei pagamenti elettronici con POS: il motivo alla base di ciò
In Italia i pagamenti elettronici sono stati introdotti nel 2014. Negli anni diverse norme hanno cercato di favorire l’uso della moneta elettronica, senza ottenere successi considerevoli. Il punto dolente della norma è l’assenza di sanzioni per i commercianti che siano privi del POS.
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Anche il Codacons lamenta una scarsa sensibilità sul tema da parte dei commercianti: “In Italia esiste una situazione paradossale. Ancora oggi sono molti i negozianti ad impedire ai propri clienti di usufruire del POS. Lo fanno perché sono consapevoli di rimanere impuniti“.
POS, le novità in arrivo: previste sanzioni e incentivi
La mancanza di sanzioni era stato uno dei motivi dell’introduzione nel Decreto Fiscale 2020 di una doppia sanzione per coloro che non utilizzavano o facilitavano i pagamenti elettronici. La disposizione però non è stata approvata, anzi era stata cancellata dal testo definitivo. In questo modo la situazione non è cambiata di molto, nonostante si possa chiedere di pagare con la carta per somme oltre i cinque euro.
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D’altro canto i negozianti lamentano di dover affrontare dei costi nell’acquisto dell’apparecchio, ai quali sommare anche i costi di commissione con gli istituti bancari per le transazioni elettroniche. Per questo Draghi studia, al fianco delle sanzioni, anche degli incentivi per aiutare i commercianti. Allo studio ci potrebbe essere un aumento dal 30% al 100% del bonus POS, al quale magari affiancare anche dei crediti d’imposta. In questo modo si agevolerebbe il procedimento di acquisto, noleggio ed utilizzo di strumenti idonei per i pagamenti elettronici. Nonostante il legislatore abbia regolamentato la materia ben sette anni fa, negli anni poco è cambiato. Basti pensare che un terzo dei pagamenti nel nostro paese è effettuato con moneta elettronica. L’Italia però si classifica solo 24esima in Europa nella graduatoria delle transazioni pro-capite, secondo quanto rilevato dalla Banca Centrale Europea. Peggio di noi solo Germania, Romania e Bulgaria che hanno però maggiori tassi di crescita.
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