Michael Schumacher continua a lottare dopo il drammatico incidente del 2013 e con il consenso della famiglia arriva la produzione Netflix
Da quel maledetto giorno del dicembre 2013 è calato il più grande riserbo sul campione di Formula 1 Micheal Schumacher. Da quell’incidente in montagna che ha fatto impazzire i fan del pilota tedesco in tutto il mondo, soprattutto gli italiani amanti della Ferrari, tutti hanno cercato di carpire informazioni sullo stato di salute ma la famiglia ha eretto un muro.
Ora, per la prima volta, la stessa ha dato assenso a un documentario realizzato da Netflix intitolato Schumacher che la piattaforma in streaming lancerà online il prossimo 15 settembre. Ci saranno infatti interviste esclusive ai familiari e immagini d’archivio finora inedite.
Oltre ai propri cari (la moglie Corinna, i suoi figli Gina e Mick e il fratello Ralf, rispettivamente attuale ed ex pilota di Formula 1) ci sono gli interventi anche di storici amici e avversari in pista, Jean Todt, Flavio Briatore e Bernie Ecclestone poi i piloti Sebastian Vettel, Mika Hakkinen e David Coulthard (con gli ultimi due tante sono state le battaglie a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila), ma anche Damon Hill, Willi Weber, Piero Ferrari e Luca di Montezemolo.
Se il suo percorso da sportivo è più noto (e storico visto i numeri con sette mondiali vinti e novantuno vittorie), si scopriranno aspetti del lato umano che il campione ha sempre tenuto avvolto dalla privacy.
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Michael Schumacher, l’incidente del 2013
L’incidente è avvenuto il 29 dicembre 2013. Schumacher era sulle montagne a Sud della Francia a sciare con il figlio allora 14enne quando una caduta ad alta velocità lo ha ridotto in fin di vita. Per circa sei è stato curato presso l’ospedale di Grenoble per essere poi trasferito a Losanna in Svizzera prima di cominciare la lunga fase riabilitativa nel giugno 2014 presso la sua vitta a Ginevra.
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In questi anni il riservo voluto dalla moglie e dalla sua storica portavoce Sabine Kehm è stato mantenuto anche dai pochi amici che hanno avuto la possibilità di incontrarlo. L’unico che si è un po’ sbottonato qualche anno fa è stato il francese Jean Todt, ex manager della Ferrari vittoriosa con il tedesco, quando ha detto che bisogna sperare in un suo miglioramento, ammettendo – dopo insistenti voci – che insieme avevano visto un Gran Premio di Formula 1.
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