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Tecnologia

Applicazioni che ‘rubano’ i dati personali: quali sono le peggiori

Le applicazioni fanno parte della nostra vita quotidiana, eppure non sempre siamo coscienti di quali e quanti dati forniamo.

Le app registrano un ‘enormità di dati (via Getty Images)

Sono semplici da scaricare e semplificano di molto anche l’attività lavorativa. Le applicazioni per i vari dispositivi sono ormai entrate a far parte del nostro vivere quotidiano. Se il download è un gioco da ragazzi, più complicata è la questione dei dati personali.

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Infatti i proprietari delle app ci mettono di fronte ad un bivio: accettare oppure non usufruire delle funzionalità da loro sviluppate. A volte, nelle pieghe delle condizioni, si nascondono le maggiori insidie. Per questo Surfshark ha condotto un’indagine su 200 di esse, confrontando le varie condizioni di ognuna.

Applicazioni, quali richiedono maggiori dati

Il noto social ha il risultato peggiore (via Screenshot)

L’indagine ha svelato come siano i social network a richiedere il maggior numero di informazioni agli utenti. Facebook si piazza sul gradino più alto del podio, seguito a breve distanza da Clubhouse. Non fanno meglio AmazonGmail, mentre richiedono meno informazioni i browser ChromeBrave. Nel campo della messaggistica istantanea Messenger è la peggiore, seguita da WhatsApp. Meno incisivi i concorrenti ZoomTeams Discord.

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Le migliori sono Signal Telegram. Oltre a queste applicazioni risultano molto invasive anche le app per la consegna a domicilio: anche queste infatti sono molto esose nel chiedere informazioni e raccogliere dati. In fondo alla classifica si classificano i software per il web surfing e gli editor di immagini. Per difendersi è necessario leggere con attenzione le condizioni, facendo anche attenzione alle autorizzazioni concesse alle applicazioni. In tal caso è necessario limitarsi a quelle essenziali per il suo funzionamento. In caso contrario è preferibile disinstallarle ed utilizzare applicazioni simili per stare maggiormente sicuri. Infine non sempre la disattivazione di un’autorizzazione blocca il funzionamento dell’app: anche qui basta spuntare la voce nelle impostazioni, fornendo così il minimo indispensabile ai gestori e proprietari di questi software.

Valerio Esposito

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