Violenze in carcere, anche a Pozzuoli appare un messaggio di protesta dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere
Le immagini dei pestaggi avvenuti nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere continuano a indignare. Dopo gli episodi di Cagliari e Roma anche a Pozzuoli è stato affisso uno striscione contro la Polizia Penitenziaria. Molto dure le parole utilizzate: “Polizia Penitenziaria = Mafia. Il carcere è tortura, Aboliamolo!” è apparso sulle impalcature del carcere femminile della città flegrea.
Episodi che indicato come sia alta la tensione in generale e in particolare verso gli agenti della Penitenziaria tanto che sono state adottate delle precauzioni. Antonio Fullone fino a poco fa era provveditore delle carceri in Campania ed è stato uno dei destinatari della misura cautelare. Al suo posto ora c’è Carmelo Cantone che con una circolare ha consigliato agli agenti di recarsi in servizio in abiti civili e non con la divisa.
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Aldo Di Giacomo, il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria ha reagito alla conferenza stampa di Samuele Ciambriello, uno dei Garanti dei Detenuti in Campania. Quest’ultimo aveva detto che ci sarebbero immagini ancora più “raccapriccianti”, parole che Di Giacomo ritiene di una “gravità assoluta” perché alimentano il clima d’odio nei confronti degli agenti della Penitenziaria.
È come se Ciambriello avesse avuto accesso ai filmati, ha detto, e il Garante aveva spiegato che questo immagini sono a disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Emanuela Belcuore è il Garante per la provincia di Caserta e ha denunciato che il giorno successivo alle 52 misure cautelari ai detenuti è stato proibito vedere la televisione per mancanza di corrente elettrica e non sono stati distribuiti i giornali.
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Il segretario del sindacato ha chiesto al presidente della Regione De Luca la sostituzione del Garante per i Diritti dei Detenuti perché quelle dichiarazioni rendono il clima più incandescente mentre la magistratura sta svolgendo il proprio lavoro e in tutta Italia si segnalano episodi di intimidazione verso gli agenti che lavorano in carcere.
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