Variante indiana, l’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul rischio contagio. Questa forma di Covid ha maggiore trasmissibilità.
Stando ai primi studi dell’Oms, la variante indiana del Covid-19 risulterebbe più trasmissibile rispetto a quelle oramai conosciute in tutto il pianeta. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale di Sanità richiede studi urgenti su quella che oramai è la variante B.1617 del Coronavirus. Il tasso di crescita, infatti, appare elevato. Inoltre, la mutazione del virus è arrivata anche in Italia con due casi in Veneto.
Così i primi studi accennano una maggiore trasmissibilità del virus, con l’Oms che chiede subito studi urgenti e più approfonditi. A preoccupare, infatti, è proprio il grandissimo numero di nuovi casi nel paese indiano, con la variante che presenterebbe ulteriori mutazioni. Però contro la nuova variante di Covid-19 ci sarebbe una notizia che fa ben sperare. Andiamo quindi a vedere perché c’è un pizzico di ottimismo.
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Vaccino Pfizer soluzione contro la variante indiana: lo studio
Al momento però cresce la fiducia intorno al vaccino di Pfizer. Infatti il siero statunitense si è mostrato efficace contro tutte le varianti di Covid conosciute fino ad ora, e potrebbe risultare efficace anche contro la variante inglese. A sottolineare il lieve entusiasmo ci ha pensato proprio Nugur Sahin, fondatore di BionTech che ha affermato: “La variante indiana ha mutazioni che abbiamo già testato e contro le quali il nostro vaccino funziona, quindi, sono fiducioso“.
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C’è quindi fiducia intorno al vaccino di Pfizer/BionTech, anche se ad oggi abbiamo pochi dati riguardanti la variante indiana. Infatti stando ai primi studi potrebbe essere più impattante per l’organismo. I sintomi rilevati sarebbero tosse, raffreddore, mal di testa e mal di gola, febbre, dolori muscolari, diarrea, stanchezza e spossatezza. Con i sintomi più forti rispetto al ceppo originale ed alle varianti, ne risentono anche i tempi di guarigione, che di conseguenza si allungano.
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