Napoli, blitz dei carabinieri all’alba di oggi. Nel centro storico via gli altarini inneggianti al clan e al baby boss Emanuele Sibillo
Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia sono stati eseguiti questa mattina dei provvedimenti emessi dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di 21 persone ritenute legati al clan di Emanuele Sibillo, il baby boss ucciso in un agguato nel 2015 quando non aveva ancora vent’anni.
Le accuse nei confronti degli arrestati sono gravi. Si va dall’associazione mafioso allo spaccio di stupefacenti, estorsione, sfruttamento della prostituzione e detenzione e porto abusivo d’armi. Non sono mancate le tensioni in via Santissimi Filippo e Giacomo dove al civico 26 vivono i familiari di Emanuele Sibillo. A pochi passi ci sono degli oggetti in omaggio a Sibillo, alcuni in un altarino della Madonna e murales con le sue iniziali. Alcuni familiari hanno protestato sostenendo che non si potevano rimuovere perché proprietà privata ma le forze dell’ordine hanno riportato la calma. Nel quartiere varie sono le scritte “ES17”, in ricordo del giovane boss.
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Napoli, il centro storico conteso tra il clan Sibillo e i Mazzarella
Dal 2013 al 2015 il clan è stato retto da Emanuele Sibillo e dal fratello Pasquale. Cominciò in quegli anni la contrapposizione con i Mazzarella nel centro storico di Napoli. La storia di questi giovani spietati è quella della Paranza dei bambini, noti così dal punto di vista mediatico dopo il libro di Roberto Saviano e il film di Claudio Giovannesi.
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Gli inquirenti con le indagini sono riusciti a ricostruire i fatti criminali di cui si sono macchiati e di come le estorsioni e le altre attività illecite avessero il fine di creare una vera e propria “strategia della tensione“.
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