Le vecchie lire possono valere cifre astronomiche, ma forse nessuna può raggiungere la moneta 10 lire rara con Vittorio Emanuele II (1861).
Gli appassionati di numismatica ed i collezionisti non si fanno certamente sfuggire le vecchie lire italiane nelle proprie collezioni. La lira, scomparsa con l’avvento in Italia della moneta unica europea, ha una lunga storia che ha accompagnato da sempre il nostro Paese. Proprio questa moneta, infatti, è stata la valuta ufficiale dello Stato italiano fin dalla sua formazione unitaria nel 1861, che quest’anno festeggia i 160 anni.
La lira esisteva ancor prima dell’Unità d’Italia, fin dalla fine del 1400 quando a Venezia, sotto il dogato di Nicolò Tron, venne coniato per la prima volta un pezzo da 20 soldi chiamato Lira Tron. Le lire cominciarono quindi a diffondersi in tutta Italia e negli anni a venire furono sempre di più gli Stati che coniarono monete dal valore di una lira. Nel 1800 fu coniata la lira napoleonica, che introduceva così il sistema monetale decimale bimetallico già usato in Francia. Infine, dalle lire risorgimentali si passerà a coniare le prime monete con dicitura lira italiana nelle zecca di Firenze, siamo nel 1848. Le monete successivamente coniate dal Governo Provvisorio della Toscana negli anni 1859-1860 riporteranno anche la dicitura Vittorio Emanuele II re eletto.
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Si arriva così agli anni dell’Unità d’Italia e al 1861 in particolare, primo anno di conio di una moneta da 10 lire più che rara. Dal 1861 al 1865 la zecca di Torino coniò questa moneta in oro: sul dritto è rappresentato il profilo sinistro del Re senza la corona, a cingere la figura a semicerchio c’è la scritta Vittorio Emanuele II. Sotto il collo è presente una seconda scritta, si tratta della firma dello scultore Pagani. Infine, in basso c’è l’anno di conio. Il rovescio della moneta mostra invece lo stemma sabaudo sormontato dalla corona e cinto dal Collare dell’Annunciata, la massima onorificenza di Casa Savoia. L’incisione riporta il valore della moneta, dove troviamo poi anche la lettera T (simbolo della zecca torinese) ed il monogramma BN ad indicare la Banca d’Italia.
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Il valore delle monete coniate nel 1861 è impressionante, soprattutto se battute all’asta. In passato (2010) una 10 lire proprio di quest’anno fu aggiudicata per oltre 18 mila euro. Quell’esemplare era classificato come SPL: splendido, una moneta che ha circolato pochissimo e in cui tutti i rilievi sono integri. A farne il valore è stato anche il grado di estrema rarità.
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