Alessandro Borghese racconta i giorni dell’isolamento causa Covid, senza gusto e lontano dagli affetti della famiglia
“Un viaggio all’inferno”. Così il noto chef televisivo Alessandro Borghese ha definito la sua esperienza del Covid. La perdita del gusto e dell’olfatto sono forse le mancanze più grandi per chi fa il suo mestiere e con i due sensi lavora. Non meno la mancanza delle figlie e della moglie.
Borghese ha raccontato tutto nel podcast in anteprima al Corriere della Sera, C come contrappasso. Positivo da metà marzo, lo chef aveva dato annuncio del suo contagio via social e aveva spiegato ai suoi follower come stava e quali sintomi aveva. Fortunatamente le sue condizioni non sono mai state così gravi da richiederne un ricovero ma l’esperienza è stata comunque devastante.
Emotivamente pesante, lo è stato anche fisicamente. Lo chef ha raccontato che era difficile anche aprire una bottiglia d’acqua per il dolore alla schiena e al braccio. E l’isolamento, vissuto all’ultimo piano della casa. “Questa solitudine è il male” dice. Niente rumori perché le orecchie sono chiuse, il naso non trasmette profumi. Si sente solo il silenzio.
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Alessandro Borghese, i giorni di solitudine del Covid
Il titolo è eloquente: del cibo Borghese conosce tutto ma non può sentire alcun sapore: “La conoscenza educa il gusto”, dice quando parla del parmigiano nel tentativo di comprendere in quale girone infernale è stato designato. Lo chef per far comprendere qual è la condizione che sta vivendo fa l’esempio del vino che adora. Le esperienze com’è noto sono tre, la visiva, l’olfattiva e la gustativa ma è rimasta solo unica e si chiede ironicamente se deve rimanere a guardare la bottiglia.
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Oltre a comprende in quale girone sia finito, Borghese di chiede anche come uscirne, cosa che è avvenuta una settimana fa. Su Instagram conferma di essere negativo e di poter finalmente riabbracciare le due bambine e la moglie. Ringrazia anche i medici che l’hanno curato tra cui Alberto Zangrillo che si è occupato anche di Silvio Berlusconi.
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