Napoletani scomparsi in Messico, le pene si conosceranno in un’udienza nei prossimo giorni. Ieri la rocambolesca fuga di un’imputata
Per la “sparizione forzata” – è questo il capo d’accusa – di Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, avvenuta il 31 gennaio 2018, il Tribunale dello Stato messicano di Jalisco ha condannato Salomon Adrian Ramos Silva ed Emilio Martines Garcia, due dei tre poliziotti accusati della scomparsa degli italiani.
C’è anche un terzo imputato, Linda Guadalupe Arroyo, che ieri durante una pausa dell’ultima udienza è riuscita incredibilmente a scappare in auto con il marito. Ora è ricercata. In cosa consistono le condanne non si sa ancora. L’entità delle pene saranno rese note in un’altra udienza che si terrà entro cinque giorni.
Inizialmente gli agenti imputati erano quattro. Oltre ai due condannati e alla terza sulla quale pende un mandato di cattura, c’era anche Fernando Hernandez Romero, morto in carcere in circostanze misteriose.
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Scomparsi in Massico: cosa successe
Gli italiani scomparsi quel giorno sono Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino. Il processo chiuso ieri (la notizia della condanna è arrivata in Italia la scorsa notte) riguarda solo Antonio Russo e Cimmino. Raffaele Russo scomparve quello stesso giorno qualche ora prima.
Secondo l’accusa e la sentenza, i due furono prelevati in strada dai quattro poliziotti e consegnati ai narcotrafficanti del cartello criminale Càrtel Jalisco Nueva Generacion (CJNG).
Durante il dibattimento sono state ascoltate delle intercettazioni che hanno mostrato il nesso tra la prima sparizione, quella di Raffaele Russo, con le altre due (figlio e nipote di lui). Durante le udienze è stato ascoltato anche Francesco Russo, figlio, fratello e cugino dei tre.
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Grande soddisfazione hanno espresso gli avvocati della famiglia Claudio Faletti e Luigi Ferrandino che hanno lavorato con colleghi messicani. Già prima della sentenza secondo Faletti la fuga della poliziotta era una dimostrazione di colpevolezza.
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