Il bollettino coronavirus della Regione Campania di oggi 10 marzo. I numeri e i dati aggiornati su contagi positivi, morti e guariti.
La programmazione della campagna vaccinale contro il Covid in Campania. La Regione ha disposto che, nell’ambito delle convocazioni del personale scolastico, si procederà a raccogliere le adesioni anche dei docenti residenti in Campania che svolgono la loro professione fuori regione. Nella platea, saranno considerati anche i docenti universitari.
Si chiarisce inoltre che le priorità che saranno seguite nella campagna vaccinale sono le seguenti: personale sanitario, ultraottantenni, categorie fragili e disabili, personale scolastico e forze dell’ordine, servizi pubblici essenziali. Questo è quanto comunicato dall’Unità di Crisi regionale.
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Il bollettino Regione di oggi: 3.034 positivi, 25.867 tamponi (di cui 3.615 antigenici), 26 morti (deceduti nelle ultime 48 ore), 1.814 guariti.
Focus sui positivi: 311 casi identificati da test antigenici rapidi; 2111 asintomatici e 612 sintomatici. Si ricorda che le definizioni di sintomatici e asintomatici si riferiscono ai soli positivi al tampone molecolare. Il totale dei positivi è di 292.608 (di cui 9.289 antigenici), il totale dei tamponi 3.151.955 (di cui 146.848 antigenici). Il numero totale dei deceduti in Campania dall’inizio della pandemia sale oggi a 4576.
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Report posti letto su base regionale:
Posti letto di terapia intensiva: 656 disponibili, 143 occupati (-1 rispetto a ieri).
Posti letto di degenza: 3160 disponibili tra posti letto Covid e offerta privata, 1471 occupati (+27 rispetto a ieri).
L’intera Regione Campania si trova in zona rossa. Nei giorni scorsi sono arrivate richieste di chiarimento all’Unità di Crisi regionale, che ha spiegato i motivi della decisione. “Si precisa che la classificazione dell’intera regione in zona rossa è stata disposta con Ordinanza del Ministro della Salute in ragione di parametri adottati a livello nazionale ed applicati per le singole regioni, senza differenziazioni sub regionali” si legge. Per questo motivo anche aree interne con indice epidemico più contenuto sono state costrette alla chiusura e al lockdown. Inoltre, conclude l’Unità di Crisi “l’applicazione di misure rigorose anche in zone che presentano indici di contagio inferiori ad altre risponde ad un’azione di utile prevenzione perché la diffusione sia contrastata prima di interventi che risultino adottati in modo tardivo, anche in considerazione della maggiore trasmissibilità delle varianti”.
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