Vaccino, azienda di Torre Annunziata: “Potremmo produrlo noi”

Vaccino, la Novartis di Torre Annunziata si fa avanti. In Svizzera già collabora con la Pfizer. Il presidente Frega: “Pronti a contribuire”

Novartis Torre Annunziata
Novartis di Torre Annunziata (Screen YouTube)

Potrebbe esserci anche Torre Annunziata in prima fila nella lotta al Covid. Lo stabilimento della Novartis, l’azienda farmaceutica svizzera con sede nella città oplontina, potrebbe produrre il vaccino.

In un’intervista a Repubblica a proporsi è Pasquale Frega, country president di Novartis in Italia e ad di Novartis Farma, ha detto che si sta valutando seriamente quanto può produrre la sede della città campana.

Nei piani dell’azienda la sede oplontina sarà investita da venti milioni di euro nei prossimi quatto anni e in caso ci fosse l’accordo con il governo gli investimenti aumenteranno, dice Frega.

Abbiamo una ottima base di partenza per produrre vaccini anche in Italia“, afferma, definendo questa operazione “intelligente” perché una collaborazione tra pubblico e privato nel 2022 l’Italia potrebbe trovarsi in una “condizione favorevole” per quanto riguarda la produzione autonoma del vaccino.

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Vaccino, l’eventuale accordo con Torre Annunziata

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Getty Images

La Novartis ha già cominciato a collaborare nella produzione del vaccino anti-Covid. Ha siglato un accordo con la Pfizer per produrlo a Stein, in Svizzera, e distribuirlo in tutto il mondo dal terzo trimestre dell’anno in corso.

Frega si dice fiducioso nel raggiungimento degli obiettivi che la campagna di vaccinazione si è data in Europa, ossia vaccinare il 70% della popolazione in estate. Ora i numeri sono ancora bassi perché solo l’8% ha ricevuto la dose, colpa certamente anche dei ritardi annunciati dalla aziende.

Ma aumenteranno i numeri delle dosi disponibili da qui all’estate secondo Frega il quale sostiene che l’obiettivo potrà essere raggiunto nei paesi che riusciranno a organizzarsi meglio.

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Se Torre Annunziata dovesse riuscire a produrli sarebbe una svolta importante perché l’Italia sarebbe pronta a gestire e a distribuire in modo autonomo “ogni anno, per un certo numero di anni”.

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