Governo, prolungata la chiusura fino al 5 marzo delle piste di sci: Lega e regioni protestano contro la decisione del ministro Speranza
Sempre che non ci sia nulla di nuovo con le frizioni all’interno della maggioranza di governo. Prima ancora di ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento l’esecutivo di Mario Draghi deve affrontare la prima frizione interna con la Lega.
Con l’ordinanza dei ieri del riconfermato ministro della Salute Roberto Speranza le piste sciistiche restano chiuse fino al 5 marzo. Immediate le proteste delle Regioni interessate e della Lega.
Il provvedimento è arrivato in extremis quando stava per scadere il precedente firmato a gennaio. Questo è stato il primo punto sul quale hanno protestato alcuni governatori come il lombardo Attilio Fontana.
“Spero che Draghi ci ascolti e che ci sia gioco di squadra” ha detto Salvini puntando il dico contro Walter Ricciardi, il consulente del Ministero della Salute assieme al Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri.
Sono anche i responsabili del Carroccio all’interno dell’esecutivo ad alzare la voce con i ministri dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e del Turismo Massimo Garavaglia che chiedono gli indennizzi al settore già dal primo decreto. “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione”, hanno affermato.
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In prima fila contro il provvedimento anche il governatore veneto Luca Zaia che poche ore prima aveva invece firmato per la riapertura delle piste sciistiche. Dice che i ristori non bastano più e chiede gli indennizzi, “dei riconoscimenti per il danno subito” ha detto in un’intervista al Corriere della Sera.
È la tempistica a far infuriare Zaia che sottolinea che il provvedimento è arrivato solo quattro ore prima della riapertura in Lombardia e Piemonte e che molte attività erano pronte per farlo.
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Zaia ricorda che oltre agli impianti ci sono tante altre piccole attività come bar e ristorante che avevano fatto scorte in vista della riapertura e che avevano anche richiamato gli stagionali, bloccati adesso il giorno prima della ripresa dei lavori. Il governo Draghi comincia dunque con il piede sbagliato con gli alleati che chiedono più chiarezza e rispetto per il caos creato dalla questione scii.
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