Il report Covid dell’Iss evidenzia come siano ancora 9 le regioni a rischio epidemia non controllata. Dati in generale miglioramento nell’ultima settimana.
Nuovo report settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che aggiorna l’andamento del Covid in Italia. Infatti stando ai numeri dell’Iss la situazione è in lieve miglioramento, con una decrescita dei numeri in tutto il paese. Ma nonostante il miglioramento, sono ancora 9 le Regioni e Province autonome a serio rischio di epidemia non controllata. Il rischio magggiore è presentato da un possibile nuovo incremento di casi nella prossima settimana.
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Ad evidenziare la sitruazione ancora critica è la bozza dell’ultimo report settimanale della Cabina di regia Istituto superiore di sanità-ministero della Salute su Covid-19, con i dati calcolati nella settimana che va dall’11 al 17 gennaio. Andiamo quindi a vedere la classificazione di questa settimana e quali sono le regioni a maggior rischio di incremento di casi da Coronavirus.
Attualmente le zone ad alto rischio sono ben 4: Sicilia, Sardegna, Umbria e Pa di Bolzano. Mentre invece restano undici le regioni a rischio moderato: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Pa di Trento, Puglia, Valle d’Aosta, Lazio e Veneto. Restano sei invece le zone a rischio basso: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria e Toscana. Sono questi i dati emersi dalla bozza del report dell’Iss.
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Inoltre Sicilia e Puglia hanno un Rt ancora superiore ad 1, collocandosi così ad uno scenario di tipo 2. Mentre invece 12 tra regioni e province autonome hanno un numero di terapie intensive al di sopra della soglia critica. Mentre a livello nazionale, il tasso di occupazione delle terapie intensive è sceso sotto la soglia critica, indicata con il 30%.
Ad oggi quindi diminuisce sia il numero delle persone in terapia intensiva, che quella dei ricoveri. Ma questa tendenza, però, evidenzia grandissime variazioni sopratutto regionalmente e nelle province. Proprio per questo restano sempre attive le misure restrittive, proprio per evitare una nuova risalita di casi e dell’emergenza pandemica.
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