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Cronaca

Coronavirus, il bollettino di oggi 10 gennaio

Coronavirus Italia, il bollettino di oggi 10 gennaio: contagi, positivi, guariti e morti a livello nazionale nelle ultime 24 ore. Dati diffusi dal Ministero della Salute.

Bollettino coronavirus: la situazione Covid in Italia

Nella mattinata di domani lunedì 11 gennaio il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia incontrerà Regioni, Anci e Upi per discutere del nuovo Dpcm che entrerà in vigore il 16 gennaio. Il ministro della Salute Roberto Speranza sarà presente in videocollegamento. Il nuovo decreto confermerà le misure già in atto nel periodo natalizio, a cui si aggiungeranno ulteriori restrizioni (ancora da definire). L’Istituto Superiore di Sanità, avallato anche dal Comitato Tecnico Scientifico, ha proposto che nel caso l’incidenza settimanale dei casi sia superiore a 250 ogni 100mila abitanti, scatterà in automatico la zona rossa. Una misura che bisognerà concordare con le Regioni, che esprimono non poche riserve su questa misura. Inoltre, il Governo ha deciso di abbassare la soglia dell’Rt per determinare il posizionamento di ciascun territorio nelle fasce di rischio (gialla, arancione, rossa).

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Il bollettino coronavirus del 10 gennaio

Bollettino coronavirus 10 gennaio

Il bollettino di oggi: 18.627 contagiati, 361 morti, 11.174 guariti. 139.758 tamponi effettuati nelle ultime ventiquattro ore, il tasso di positività sale al 13,3% (+1,7%).

+22 terapie intensive | +167 ricoveri


Il numero dei vaccinati in Italia sale a 589.789 (dati aggiornati dal Ministero della Salute alle 10,48 di oggi). La Campania è la Regione che ha somministrato la maggior percentuale di vaccini: oltre il 90%, si prevede che a partire da domani la campagna di vaccinazione sul territorio si fermerà fino all’arrivo di nuove dosi. Toscana, Umbria e Veneto superano la soglia dell’80% dei vaccini somministrati. Le autorità sanitarie ed il commissario straordinario per l’emergenza hanno invitato la Regioni a tenere una scorta di circa il 30% delle dosi a disposizioni per il richiamo, la seconda dose da somministrare dopo tre settimane dalla prima. In questo modo non si rischia una carenza di vaccini in caso di ritardi nelle consegne da parte di Pfizer.

Luca D'Isanto

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