Rifiuti radioattivi, dopo anni d’attesa pubblicato la Cnapi: dal Piemonte alla Sicilia coinvolte tredici province
Sessantasette aree suddivise in sette regioni: Basilicata, Lazio, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana. Dopo anni è arrivato il via libera da parte del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’ambiente per il deposito dei rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.
Il nulla osta dei Ministeri consente alla Sogin – la società statale incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della loro gestione – di pubblicare la Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee. Con questa pubblicazione viene affiancata l’elenco dei sessantasette luoghi individuati che non sono tutti uguali ma diversi per grado di priorità.
La Sogin fa sapere che attualmente i rifiuti radioattivi sono depositati in venti punti provvisori, inidonei a ospitarli, che il paese paga non solo in termini di rischio per la salute umana e l’ambiente ma anche economicamente per infrazione europea.
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Svelata la mappa del deposito nucleare italiano (ma il sito di Sogin è in tilt) https://t.co/NtULwKCCc7
— greenMe (@greenMe_it) January 5, 2021
Rifiuti Radioattivi, quali sono le province
Come riporta il sito Greenme, le zone individuate sono: diciassette tra la Basilicata e la Puglia, tra le province di Potenza, Matera, Bari, Taranto; ventiquattro zone tra le province di Siena, Grosseto e Viterbo; in Piemonte in otto zone tra le province di Torino e Alessandria.
Per quanto riguarda le due isole maggiori, in Sardegna sono quattordici aree, tutte nella provincia di Oristano. Quattro aree sono state individuate in Sicilia nelle province di Palermo, Trapani e Caltanissetta.
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La Sogis ora avvierà uno studio. I punti individuati, è bene sottolinearlo, sono “potenzialmente idonei”. Alcuni quindi nel corso degli studi potrebbero essere esclusi perché non ritenuti adatti ad ospitare il materiale.
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