Argentina, dopo la Camera anche il Senato approva la legge ostentata dalla chiesa: c’è l’obiezione di coscienza
Anche il Senato ha dato il via libera: con 38 voti a favore, 29 contrari e un astenuto, in Argentina passa la legge che legalizza l’aborto dopo la precedente approvazione ottenuto anche alla Camera. La battaglia portata avanti dal presidente Alberto Fernandez è stata vinta. Per il presidente l’aborto era un problema di “salute pubblica” riportando alcuni dati secondi i quali dal 1983 nel paese sono morte circa tremila donne a causa di aborti illegali e dunque non sicuri.
Un diritto quello dell’aborto che può sembrare scontato in Europa ma che in molti paesi del mondo non lo è. In America meridionale e centrale in parte ancora non è consentito o lo è solo in alcuni e specifici casi. È legale in alcuni Stati del Messico e nella capitale, in Brasile è consentito solo in casi di stupri o di rischio morte per la madre. Illegale per qualsiasi motivo sia nella Repubblica Dominicana sia in El Salvador. A Cuba è consentito da 55 anni.
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Argentina, l’aborto è legale: cosa prevede la legge
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— Adnkronos (@Adnkronos) December 30, 2020
L’approvazione definitiva della legge è stata salutata con gioia all’esterno del palazzo del Congresso tra i sostenitori. Sono anni infatti che il paese attendeva questa legge: l’ultimo tentativo fallito risale al 2018 con la Camera che diede l’ok ma ci fu il rifiuto al Senato. Rispetto a quel testo, quello ora approvato risolve il nodo dell’obiezione di coscienza, consentendo il rifiuto da parte del medico di praticare l’interruzione della gravidanza.
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La legge prevede la possibilità di interrompere la gravidanza entro la 14esima settimana e sono previste sanzioni per chi abortisce oltre questo tempo. Prima di questa legge le donne argentina, come in Brasile, poteva abortire solo in casi di stupro o di pericolo per la salute della madre. Il Papa il mese scorso aveva scritto una lettera alle donne antiabortiste a sostegno della loro battaglia.
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