Il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rivela alcuni retroscena sulla liberazione dei pescatori in Libia: ripresi rapporti con Hafter.
A sei giorni dalla liberazione dei pescataori del Peschereccio Medinea, Luigi Di Maio è intervenuto rivelando alcuni retroscena. Un’operazione lenta e complessa che fortunatamente ha portato alla liberazione dei pescatori tenuti in ostaggio. La notizia è stata accolta con grande entusiasmo in Italia, con il Governo che dopo aver portato in salvo Silvia Romano, è riuscito anche a riportare a casa il Peschereccio Medinea.
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Luigi Di Maio, da sempre in prima linea sulla faccenda, ha svelato tutti i dettagli dell’operazione. Lo scorso 17 dicembre, insieme al premier Giuseppe Conte, era volato a Bengasi per andare a riscattare e portare in salvo i pescatori. Infatti lo scorso settembre, i 18 pescatori, coinvolti in questa vicenda, erano stati arrestati dalle autorità libiche, con l’accusa di aver violato le acque territoriali della nazione.
Di Maio sulla liberazione dei pescatori: “Riacciati rapporti per il riscatto”
Il Ministro Luigi Di Maio ha risposto alle domande dei giornalisti, rivelando un particolare dettaglio. Infatti il Governo italiano, per liberare i diciotto spettatori, ha deciso di riallacciare i rapporti con Haftar. Infatti inizialmente il dittatore libico aveva chiesto la liberazione di alcuni scafisti, richiesta prontamente rifiutata dall’Italia. Così in cambio della liberazione, l’Italia ha deciso di riallacciare i rapporti con lui.
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Di Maio ha poi parlato anche sul caso di Patrick Zaki, studente di Bologna ancora in stato di arresto in Egitto. Infatti nel giorno dell’anniversario della scomparsa di Giulio Regeni, ci sarà un importante Consiglio degli affari europei, dove si deciderà la posizione da prendere sia per Zaki che per Regeni.
Il Ministro degli Esteri ha concluso precisando: “Voglio ribadire che il ministero lavora necessariamente in silenzio, e che abbiamo riportato a casa tutti gli italiani rapiti all’estero. Attualmente lavoriamo ai casi di Regeni, Zaki e di Chico Forti. E non ci fermeremo“.