Anche gli esperti epidemiologi italiani hanno dato l’opinione sulla nuova variante di Covid-19. Linea comune sull’efficacia del vaccino.
Anche gli esperti italiani si sono espressi sulla nuova variante di Covid-19. Il primo ad aprire bocca è il microbiologo all’Università di Padova, Andrea Crisanti. Infatti il microbiologo ha affermato: “Ha un indice R0 maggiore e questo non è una buona notizia“. Però Crisanti da anche una mezza buona notizia, infatti il quadro poteva essere ben peggiore se la nuova variante avesse avuto anche un’alta virulenza.
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La nuova variante, però, già ha iniziato a circolare in estate, in Spagna. Poi con i flussi migratori si è spostata in Gran Bretagna, per poi diffondersi a Londra. Inoltre non è chiaro se sia diversa la trasmissibilità, e Crisanti ha voluto chiarire un’ultima cosa affermando: “L’Inghilterra è il Paese in cui si fanno più sequenziamenti al mondo e purtroppo piu’ si cerca più si trova“.
Variante Covid, l’opinione degli esperti: da Locatelli a Rezza
Tutti gli esperti virologi però sono d’accordo su una linea comune, ossia che la nuova variante del virus non invaliderà i vaccini. L’unica cosa importante è il controllo di chi si vaccinerà, per controllare che non si infettino di nuovo. Anche su quel punto di vista, però, c’è da dire che il farmaco di Moderna dovrebbe proteggere anche dalla trasmessibilità.
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Sulla nuova variante spuntata in Inghilterra è intervenuto anche Franco Locatelli. Infatti l’esponente del Cts, intervenuto a “Che tempo che fa” su Rai 3, conferma che anche se ci sono mutazioni, è altamente improbabile che si perda l’efficacia del vaccino. Locatelli ha poi concluso affermando che l’unica soluzione per uscire da questa situazione è la vaccinazione dell’intera popolazione.
Condivide la linea di Locatelli anche Gianni Rezza. Infatti il direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute ha dato delucidazioni sulla nuova variante del virus, che presenta delle modifiche sulla proteina di superficie del virus, la cosiddetta spike. Ma tali mutazioni potranno aumentare la trasmissibilità e non sembrano alterare né l’aggressività clinica né la risposta ai vaccini.
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