Pescatori sequestrati, il capo del governo e il ministro degli Esteri volano nel paese per la svolta nella vicenda
Dopo più cento giorni sta per finire l’odissea dei diciotto pescatori (tra cui otto italiani) sequestrati in Libia nella notte tra l’1 e il 2 settembre scorso dalle milizie di Haftar, il governo libico illegittimo per l’Italia che ha invece riconosciuto quello di Serraj. Mancato riconoscimento che ha portato ad arenare le trattative per la liberazione.
La situazione è cambiata nelle ultime ore e il capo del governo Conte ha rinviato la riunione con Italia Viva di Renzi per recarsi nel paese nordafricano con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
I diciotto fanno parte di due pescherecci di Mazara del Vallo, Antartide e il Medinea. Salvatore Quinci, il sindaco della città siciliana, ha detto che sono arrivate telefonate che parlavano di un imminente liberazione dei pescatori.
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— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) December 17, 2020
Pescatori sequestrati, perché furono sequestrati
In tutto questo tempo i pescherecci sono stati ormeggiati alla banchina del porto di Bengasi mentre i diciotto sequestrati (otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi) si trovano invece chiusi nella palazzina dell’amministrazione della Marina militare, non lontano dai pescherecci, a circa cinquecento metri.
I due pescherecci furono sequestrati con l’accusa di aver violato le acque territoriali e di aver pescato dove non consentito. Qualche giorno dopo i miliziani autori del sequestro avevano rivolte altre accuse ai diciotto.
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Nel corso delle trattative per la liberazione, i libici avevano anche proposto uno scambio di prigionieri: i pescatori in cambio di quattro calciatori libici condannati in Italia come scafisti di una traversata nel mediterraneo dove morirono 49 persone.
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