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Cronaca

Caso Regeni, nuova testimonianza: “Seviziato per giorni fino alla morte”

Continua a far parlare di sè il Caso Regeni, con una nuova testimonianza che trova il ragazzo seviziato per giorni fino alla morte.

Altre testimonianze sugli ultimi giorni di vita del ragazzo (Screenshot)

La Procura di Roma, secondo l’ultimo atto delle indagini afferma che durante gli ultimi giorni di vita, Giulio Regeni sarebbe stato seviziato fino alla morte, con acute sofferenze fisiche che mettono altra luce sul caso. A stialre l’ultimo atto ci hanno pensato il procuratore capo Michele Prestipino e il pm Sergio Colaiocco. I due contestano al maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif non solo il reato del sequestro di persona, ma anche lesioni aggravate e omicidio.

Stando alla ricostruzione del procuratore e del Pm, il maggiore avrebbe abusato del suo potere con crudeltà, provocando la perdita permanente di organi. Così Giulio Regeni ogni giorno subiva queste acute sofferenze fisiche ogni giorno, fino alla sua morte. Prima di morire Regeni ha subito lesioni a livello della testa, del volto, del tratto cervico dorsale e degli arti inferiori, con diversi urti con mezzi i contundenti.

Ma non solo, Giulio Regeni era privo della propria libertà prima di morire. Infatti come denunciano i pm: “Tutto è partito a seguito della denuncia presentata, negli uffici della National security, da Said Mohamed Abdallah“. I pubblici ufficiali egiziani infatti avrebbero fatto abuso di potere, bloccandolo all’interno della metropolitana del Cairo.

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Caso Regeni: “Fu atto volontario e autonomo”, la ricostruzione

Si continua ad indagare sul caso (Amnesty International)

Così non si fermano le indagini sul caso Regeni. Come si legge nell’atto posto contro il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif non ci sarebbe solamente il sequestro di persona pluriaggravato, ma anche il concorso in lesioni personali aggravate e in omicidio aggravato esercitato sul corpo dell’italiano. Infatti nell’atto si legge che sul corpo del ragazzo sono state ritrovate lesioni ai tratti cranico-cervico-dorsale.

Il sostituto procuratore Colaiocco ha riportato una testimonianza secondo il quale Giulio era ammanettato a terra con segni di tortura sul torace. Sia il Pm che il procuratore aggiunto hanno ascoltato il testimone, che ha dichiarato: “Ho lavorato per 15 anni nella sede della National Security dove Giulio è stato ucciso. E’ una villa che risale ai tempi di Nasser, poi sfruttata dagli organi investigativi“.

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Il testimone ha poi descritto la stanza in cui Giulio ha perso la vita: “Al primo piano della struttura c’è la ‘stanza 13’ dove vengono portati gli stranieri sospettati di avere tramato contro la sicurezza nazionale. Il 28 o 29 gennaio e ho visto Regeni in quella stanza con ufficiali e agenti“.

Infine il testimone, concludendo la sua deposizione, ha ricordato che nella stanza erano presenti catene di ferro con cui legavano le persone. In quella stanza Regeni era nudo con i segni di tortura sul torace, mentre parlava in italiano ai suoi seviziatori. I segni della tortura, inoltre, erano anche dietro la schiena. Stando alla deposizione l’uomo ha affermato che nonostante i quattro anni passati, ricorda perfettamente la scena, con Giulio riconosciuto attraverso foto dei giornali italiani.

Loris Porciello

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