Continuano le indagini sul caso Cucchi, con un ufficiale dell’Arma che adesso rischia il processo, su di lui l’accusa di depistaggio.
Non si arrestano le indagini sul caso Stefano Cucchi, il ragazzo morto il 22 ottobre del 2009 malmenato a morte in una caserma della Capitale. Ad oggi, infatti, un altro ufficiale dell’Arma dei Carabinieri rischia un nuovo processo per depistaggio. Ad aprire l’inchiesta ci ha pensato la Procura di Napoli, che mette nell’occhio del ciclone il colonnello Vincenzo Pascale, comandante del gruppo di carabinieri del capoluogo campano.
Pascale avrebbe provato a depistare le indagini con l’ausilio del vicebrigadiere Mario Iorio. Secondo la Procura, il fatto sarebbe avvenuto circa due anni fa alla vigilia di una delle date del processo alla Corte d’Assise. Stando a quanto riportato dalla Procura di Napoli, Iorio telefonò a Ciro Grimaldi, maresciallo in servizio alla stazione romana di Tor Sapienza. Infatti un collega aveva ritrovato Cucchi con la cinta rotta dai carabineiri, decidendo di riferire la cosa telefonicamente al maresciallo.
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La procura di Napoli ha quindi aperto un’inchiesta su una telefonata in cui Iorio avrebbe comunicato ad un collega il messaggio del colonnello Pascale. Infatti proprio il colonnello aveva chiesto di aiutare i colleghi in difficoltà. Inoltre l’ufficiale, durante una visita istituzionale al Comando dei Carabinieri di Napoli Vomero, aveva detto ai colleghi di stare calmi, aiutando i colleghi in difficoltà. A questa affermazione di Pascale, Grimaldi in un primo momento rispose diversamente da quanto dichiarato in Tribunale, salvo poi tornare sui suoi passi.
La difesa adesso avrà solamente venti giorni per rispondere alle accuse. Tra i diritti degli indagati troviamo l’essere interrogati, supplementi d’indagine o il deposito di memorie. Dopo la risposta della difesa, la Procura deciderà se rinviare a giudizio o archiviare il caso. A condurre l’inchiesta ci penserà il pm Antonello Ardituro, mentre Giuseppe Lucantonio ed il procuratore della Repubblica, Giovanni Melillo, hanno firmato l’avviso di conclusione.
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L.P.
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