Nove custodie cautelari e cinquantacinque indagati per la rivola scoppiata all’interno del carcere di Rebibbia lo scorso nove marzo
A seguito della rivolta scoppiata in carcere lo scorso nove marzo, sono state disposte nove custodie cautelari e sono indagati altre 55 persone. I detenuti del penitenziario avevano devastato il pian terreno del reparto G11, mentre in altre carceri erano scoppiati altri disordini a causa delle misure insufficienti per il contrasto al Covid-19. Secondo quanto riferito dagli indagati, sarebbero stati causati danni per 75mila euro a biblioteca, infermerie, telecamere, idranti e vetrate. Nel corso delle proteste sono stati picchiati secondini, infermieri e medici. I pm Eugenio Albamonte e Francesco Cascini, coordinati dal procuratore Michele Prestipino, hanno contestato i reati di rapina, sequestro di persona, devastazione e saccheggio.
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Rebibbia, i principali indagati della rivolta in carcere
Tra i detenuti per cui sono stati disposti i fermi, c’è Landro Bennato. L’uomo, gambizzato nel novembre del 2019, è finito in carcere a seguito della maxi inchiesta che ha scoperchiato il giro di affari illeciti gestito dal leader degli Irriducibili della Lazio, Fabrizio Piscitelli, e da Fabrizio Fabietti. Tra gli indagati c’è anche Daniele Mezzatesta. Le indagini hanno scoperto che l’arsenale nascosto ad ovest della Capitale ed costituito da sei chili di tritolo, un kalashnikov, tre mitragliatori, un fucile a canne mozze, diverse semiautomatiche ed alcuni revolver, è riconducibile a lui. I due sono stati trasferiti in altri penitenziari.
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