L’Istituto Superiore di Sanità ha condotto uno studio sugli anticorpi sviluppati dopo aver contratto il Coronavirus.
Il direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza, ha presentato uno studio relativo agli anticorpi sviluppati in chi ha contratto il Covid-19. L’Istituto superiore di sanità, in Trentino, ha svolto questa ricerca che dimostra che chi ha sviluppato gli anticorpi dopo la malattia ne produce molti ed in grado di prevenire una ricaduta.
I ricercatori hanno dimostrato la persistenza degli anticorpi nelle persone che hanno contratto l’infezione. Lo studio, effettuato sui test sierologici effettuati su un campione di persone provenienti dal Trentino, ha rivelato alcune importanti novità. I prelievi sono stati effettuati nelle cinque zone della Regione in cui si era registrata la più alta incidenza di casi durante la prima fase dell’epidemia. Si tratta dei paesi di Canazei, Campitello, Vermiglio, Borgo Chiese e Pieve di Bono-Prezzo.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Coronavirus Campania, la Regione denuncia una trasmissione tv: il motivo
Coronavirus, lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità sugli anticorpi
I ricercatori hanno effettuato un’indagine in due fasi: si è dimostrato nel 75% dei soggetti gli anticorpi diretti contro la proteina Spike risultavano ancora attivi.
Paola Stefanelli, primo ricercatore, ha spiegato che “i risultati dello studio sono rilevanti nella comprensione della dinamica e della longevità dei vari tipi di anticorpi e della capacità neutralizzante degli anticorpi anti-spike”. Questa scoperta potrebbe avere importanti implicazioni per l’uso dei vaccini anti Covid.
“Le persone che hanno avuto il Covid sviluppano anticorpi in grande quantità e questi anticorpi li proteggono a lungo nel tempo da un nuovo contagio”, ha spiegato il direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza.
LEGGI ANCHE >>> Coronavirus, il bollettino del 16 novembre: 27.354 contagiati e 504 morti
I commenti sono chiusi.