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Cronaca

Palermo, commercianti denunciano racket. Boss: “Fate tatuaggi Falcone”

Palermo, commercianti denunciano racket: 20 fermi. I boss ordinano di fare dei tatuaggi con i nomi di Falcone e Borsellino

Getty Images

I commercianti di Borgo Vecchio, a Palermo, dopo anni di vessazioni si sono ribellati al clan che chiedevano il pizzo. Boss ed esattori sono stati fermati dai carabinieri e varie sono le accuse: associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, poi altri gravi reati come furto e ricettazione, tentato omicidio aggravato, estorsioni e danneggiamento.

I boss volevano organizzare una finta campagna antimafia. Al cantante Niko Pandetta uno di loro, intercettato, gli aveva suggerito di fare un tatuaggio con i nomi dei giudici ammazzati da cosa nostra, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Sono quattordici i commercianti e imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri, aziomne che ha portato il fermo disposto dalla Direzione distrettuale antimafia. Francesco Lo Voi, il Porcuratore aggiunto Salvatore De Luca e le sostitute Amelia Luise e Luisa Bettiol sono i magistrati firmatari dei provvedimenti.

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Palermo, la finta campagna antimafia della mafia


Angelo Monti, boss 53enne uscito dal carcere nel 2017, gli piaceva organizzare le feste in piazze come quella in onore di Sant’Anna e nel 2018 partecipò il cantante Pandetta, nipote del boss Turi Cappello le cui canzoni sono dedicate ai boss al 41 bis.

Lo scorso anno fu ospite in una trasmissione di Raidue e ciò sollevò delle polemiche tanto che non partecipò al concerto di Borgo Vecchio. Così il clan che stava organizzando una finta campagna antimafia aveva consigliato al cantante di tatuarsi i nomi dei due magistrati. Dalle indagini è emerso anche il rapporto tra i clan e gli ultras per evitare gli scontri allo stadio.

La mafia che riprova quindi a darsi una pulizia fingendo di essere antimafia ma fermata dal coraggio e dall’esasperazione dei commercianti che prima con “contributo per i carcerati” poi con furti, subivano le angherie dei mafiosi.

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Giuseppe Formisano

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