È morto Marco Diana, il militare sardo aveva cinquant’anni e da venti lottava contro un tumore causato dall’esposizione nelle zone di guerra
Addio a Marco Diana, il militare sardo che da anni era diventato il simbolo della lotta contro le istituzioni statali accusate di aver fatto ammalare per i propri militari nelle missioni in giro per il mondo, esponendoli all’uranio impoverito, quello che vent’anni fa lo fece ammalare causandolo un tumore che ora l’ha ucciso.
La sua lotta è avvenuta per vie legali, in strada con le proteste e sul social. Ma è stata utile soprattutto perché ha spronato gli altri militari ammalati ad alzare la voce e intraprendere anche loro questa battaglia.
Somalia 1993, poi i balcani, in Kosovo, nel 1998: queste le missioni di Marco dove il suo corpo e quello di tantissimi altri militari italiani si è ammalato. Il suo era un male al sistema linfatico causato dallo Stato reticente e non curante dei pericolo, secondo le sue accuse e quelle di molti colleghi.
Su Twitter è stato ricordato anche dal Sergio De Caprio, il famoso capitano del carabinieri Ultimo, l’ufficiale che nel 1993 arrestà il capo di cosa nostra Totò Riina.
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Marco Diana, fu denunciato per vilipendio alla istituzioni
Nel 2005 Marco Diana riuscì a ottenere un risarcimento di un milione di euro. Una riconoscimento che quanto sostenuto da anni fosse vero con i militari italiani che venivano avvolti da polveri sconosciute e senza alcuna protezione come quando a Modadiscio in Somalia i militari americani lanciavano dei missili che sollevavano materiali che coprivano i soldati.
Ma anche con il risarcimento la battaglia di Marco non si è fermata anche perché tra visite, cure e spostamenti, i soldi non sempre erano sufficienti tanto che nel 2013 mise in vendita la casa e alcuni terreni. Fu anche denunciato per vilipendio contro le istituzioni e le forze armate.
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