Ercolano, straordinaria scoperta sui resti di una vittima dell’eruzione utile anche per valutare il rischio vulcanico
Neuroni nel cervello vetrificato di una vittima dell’eruzione che nel 79 d. C., quando regnava Tito sui vasti territori dell’Impero romano, distrusse le floride città di Ercolano, Pompei e l’area circostante per circa 20 km.
La straordinaria scoperta a duemila anni di distanza dai fatti è del Parco Archeologico di Ercolano, l’Università Federico II, del CEINGE-Biotecnologie Avanzate, dell’Università Roma Tre, della Statale di Milano e del CNR. Il risultato della ricerca è stato pubblicato sulla rivista Plos One.
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Ercolano, scoperti neuroni utile anche per gestione emergenza
Preserved “glassified” brain cells have been found in the remains of a young man who died in the eruption of Mount Vesuvius in A.D. 79. Their structure is still visible in a black, glassy material found in the man’s skull. Described today PLOS ONE. https://t.co/HYBe36sJAQ pic.twitter.com/CPxQ8g36jn
— European Association of Archaeologists (@archaeologyEAA) October 2, 2020
Il processo di vetrificazione dell’eruzione ha congelato le strutture del sistema nervoso. La conservazione del tessuto celebrale è insolito ha detto Pier Paolo Petrone, il responsabile del laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense del Dipartimento di di Medicina Legale della Federico II, coordinatore del team di lavoro che si è avvalso non solo di scienziati ma anche i biologi, neurogenetisti, matematici e archeologi.
Questa scoperta dimostra l’importanza delle ricerche multidisciplinari e l’utilità in ambiti diversi da quelli prettamente scientifici. Lo studio che non si ferma qui e procede a ritroso per ricostruire le fasi dell’eruzione.
L’esposizione a temperature altissime dei tessuti del corpo umano, il raffreddamento dei flussi, studi che riguardano anche ambiti diversi dall’archeologia come la bioantropologia, con altri studi in corso potranno fornire importanti informazioni utili anche per al gestione del rischio eruzione.
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