Salvatore Barbaro aveva 29 anni quando nel 2009 veniva freddato da 11 colpi di pistola sparati da sicari che lo avevano scambiato per un boss del clan Birra-Iacomino, ad Ercolano. Salvatore fu ucciso perché guidava una macchina uguale a quella del camorrista, nei pressi degli Scavi di Ercolano. Un regolamento di conti andato storto, tanto che il killer fu pagato solo 800 euro invece che dei 3000 pattuiti.
Si parla spesso di “modello Ercolano”, come modello di lotta alla criminalità organizzata, di comune “deckarettizzato”, di legalità, di trasparenza. Ma non bisogna mai dimenticare che la camorra ad Ercolano esiste ancora, così come esiste a Napoli ed in tutti i comuni del Vesuviano ed oltre ancora, superando i confini geografici della Campania e dell‘Italia.
E’ una lotta, quella alla criminalità organizzata, che non finisce mai. Non bisogna mai abbassare la guardia né crogiolarsi troppo in elogi ad un comune che si è dimostrato più efficace di altri alla lotta alla camorra, ma che risulta ancora affetto da un cancro infame, sporco, lurido.
In via Mare l’Amministrazione Comunale di Ercolano ha scoperto una targa posizionata nel luogo dell’assassinio di Salvatore. Alla commemorazione ha partecipato anche il Sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore. Dopo la scoperta della targa, da via Mare è partita una fiaccolata verso la Parrocchia di Santa Maria della Consolazione in corso Resina, dove è seguita una funzione religiosa in memoria del 29enne.
“Stasera siamo stati Comunità. Con l’intera città ci siamo stretti intorno alla famiglia di Salvatore Barbaro, vittima innocente della camorra. Con una cerimonia celebrata da don Marco Ricci, lo abbiamo ricordato anche in Chiesa, dove all’epoca della tragedia non ebbe neanche un funerale.” ha dichiarato il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto.