Moglie e figlia del boss Luigi Papale di Ercolano. Si tratta di Gelsomina Sepe, e sua figlia Antonietta, condannate rispettivamente a dodici ed otto anni di carcere (Antonietta era già detenuta agli arresti domiciliari).
La presidente Rosa Romano ha emesso ieri il verdetto dal Tribunale di Napoli accogliendo in parte le richieste del pm Pier Paolo Filippelli della Dda di Napoli.
L’accusa per Gelsomina Sepe è associazione a delinquere ed estorsione di alcuni imprenditori di Ercolano (la richiesta iniziale del pm era di sedici anni di carcere con l’aggravante del 416bis) mentre per Antonietta Papale, figlia di Gelsomina e di Luigi Papale, è di associazione a delinquere e possesso di armi (la richiesta iniziale era di dodici anni).
L’udienza si è chiusa con la richiesta, da parte di Antonietta, di abbracciare la propria madre che non vedeva da dopo l’arresto.
La condanna a cui verranno sottoposte Gelsomina Sepe ed Antonietta Papale è solo la punta di un iceberg di notizie che va avanti dal gennaio del 2014 quando venivano arrestati il capoclan Pietro Papale, suo fratello Alfio Papale e Pietro Sepe. Finivano in manette per la prima volta anche Gelsomina ed Antonella, ed indagini ed interrogatori non bastarono allora all’Antimafia di Napoli per diramare le fila di un’organizzazione quale il clan Papale.
Avevano base operativa tra il Vico Moscardino ad Ercolano e via Cavour a Torre del Greco. Pietro Papale, suo fratello Alfio e Pietro Sepe scelsero il rito abbreviato sperando in uno sconto di pena.
Nel gennaio del 2014 dopo ore di interrogatori e conversazioni, dopo la revisione di pagine di ordini, emergevano i numeri che raccontavano gli anni della faida tra i clan Ascione-Papale e Birra-Iacomino, di 70 omicidi compiuti dal ’97 fino al 2012, quando iniziava la stagione degli arresti.
Droga e pizzo, la maggior fonte di guadagno per i camorristi ercolanesi, fino alla rivolta dei commercianti che ha dato via al “modello Ercolano di lotta alla camorra”.