Il nome di Enrichetta Cordua magari potrebbe essere sconosciuto ai più, salvo chi frequenti o conosca segreti di determinati ambienti della malavita ercolanese. 50 anni, la Cordua in passato era in inquadrata come nient’altro che una delle tante donne che per conto di Giovannino Birra gestivano il giro di droga ad Ercolano. Ma agli inizi del 2000 qualcosa cambia, ed ha inizio la scalata al potere. In passato i ruoli delle donne all’interno dei clan erano marginali, ma adesso non più.
Ercolano modello della lotta alla camorra, modello di anti racket. C’è voluto del tempo per arrivare al “modello Ercolano”, e forse ce ne vorrà ancora di più per strappare via i rimasugli di marcio che ancora si accumula tra le strade della città degli scavi, all’ombra del Vesuvio.
Era il 17 Marzo del 2015 quando dalle colonne de Il Mattino Mary Liguori affermava che mancasse proprio il pezzo da novanta per travolgere ciò che ancora resta della malavita Ercolano. E quel pezzo da novanta è proprio Enrichetta Cordua che, secondo la Dda che ha coordinato le indagini dei carabinieri della compagnia di Torre del Greco, è stata addirittura a capo della cosca Birra-Iacomino.
La richiesta di condanna arrivava da parte del pm Antimafia Pierpaolo Filippelli, durante il processo con rito abbreviato per l’omicidio di un ex pentito del clan Ascione. Enrichetta Cordua avrebbe giocato un ruolo essenziale nell’eliminazione di Gennarino Brisciano, l’ex pentito di cui sopra. Dopo aver partecipato alle fasi organizzative, la donna fece da specchio il giorno dell’agguato dando il segnale ai killer quando la vittima uscì in strada dopo aver fatto colazione a casa della sorella. L’omicidio si compiva nel 2001.
Oggi Enrichetta Cordua è pronta a pentirsi. Seconda donna a staccarsi dalle costole criminali dopo Alessandra Madonna, moglie di quel Natale Dantese attualmente residente al 41bis. Donna Enrichetta fa tremare non solo la mala di Ercolano perché nei libri neri di questa dama della camorra ci sarebbero anche colletti bianchi. Donna Enrichetta conosce tutti gli altarini, le strette di mano, gli accordi sottobanco, faide ed agguati. Conosce i conti paga di eroina ed estorsione.
Chissà cosa avrebbe da dire Donna Enrichetta, oggi che anche lei è diventata collaboratrice di giustizia, e quindi, secondo la logica di certi elementi, “traditrice”. Proprio lei, così zelante e devota alla causa, che aveva coordinato l’assassinio di Gennarino Brisciano, anche lui pentito e traditore.
Ma non è mai troppo tardi per diventare collaboratori di giustizia, vero? Alla fine, chi se ne frega di essere chiamata traditrice, avrà pensato Donna Enrichetta, se questo significa avere in cambio qualche agevolazione.