Il poeta Jozef Epifani Minasowicz nel Settecento, in un componimento gioioso che ricordava lo stemma di Varsavia, cantava la gloria della città polacca, paragonandola a quella di Napoli. Egli affermava che entrambe le città possono vantarsi di avere una sirena, ma mentre Napoli ne ha una sola e per di più “morta”, Varsavia ne ha tante quante sono le giovani donne non sposate che vi abitano.
Innanzitutto iniziamo con il ricordare che la Sirena Partenope, che ha poi dato vita alla nostra città, prese il nome da lei e oggi una sua statua sovrasta la Fontana di Piazza Sannazaro. Nella mano destra ha una lira, mentre il braccio sinistro è innalzato come per indicare la retta via, la coda è avvolta intorno al corpo come simbolo di protezione verso la città. E sì… la “protezione della città” è questo il motivo conduttore che unisce le Sirene che possiamo considerare sorelle. A Varsavia, secondo una leggenda popolare, la Sirena, nuotando dal Baltico si trovò a risalire il fiume Vistola, approdando nella zona dell’attuale città vecchia. La Sirena fu catturata e imprigionata da un commerciante per essere poi mostrata nei mercati, ma mosso a pietà di lei il figlio di un pescatore la liberò e lei per ringraziarlo promise il suo aiuto in caso di necessità. Ecco che armata di spada e di scudo la Sirena da allora protegge Varsavia. Come modella fu scelta la giovane poetessa Krystyna Krahelska, che nella rivolta si era adoperata come infermiera, morta nel secondo giorno dell’Insurrezione del ‘44, tanto tragica quanto breve e di cui quest’anno ricorrono i settanta anni. Non a caso una mostra illustra la storia sanguinosa dell’insurrezione, vissuta strenuamente con sacrificio e coraggio da tanti uomini e donne che fecero parte della resistenza polacca.
Il museo della Rivolta per non dimenticare
Il 31 luglio 2004 è stato realizzato “Il Museo della Rivolta di Varsavia” nel grande edificio in mattoni rossi, che era la centrale elettrica dei tram, museo che a tutt’oggi ha registrato cinque milioni di visitatori. Su una superficie di tremila metri quadrati si possono vedere mille reperti, mille e cinquecento fotografie e numerosi filmati. L’atmosfera all’interno è cupa e si può anche ascoltare un suono simile al battito del cuore, che intende ricordare la difficile vita di Varsavia al tempo dei nazisti. A testimoniare come si viveva in clandestinità in quel tempo ci sono anche macchinari tipografici che servivano per stampare manifesti di propaganda e giornali ciclostilati. Per non dimenticare il lavoro di tanti che sacrificarono la loro vita, oggi ci sono alcuni anziani che da volontari prestano il loro aiuto, testimoniando con silenziosa dignità il dramma dei campi di concentramento, come Henryk Wasilewski, che all’epoca aveva 26 anni e oggi porta il peso dei suoi 96 anni, per la verità ben portati. Tra i pezzi più significativi c’è la replica del bombardiere B-24J e ci sono anche ricostruzioni di parti di cunicoli fognari che si possono percorrere sempre per dimostrare, soprattutto alle giovani generazioni, che la guerra non è un videogioco.
Le panchine di Chopin
Per visitare la Polonia e Varsavia è consigliabile l’autunno, quando il clima è ancora caldo e si svolgono molte manifestazioni culturali. Varsavia, la capitale dal 1611, situata nella regione centro-orientale del Paese, nel cuore della pianura della Masovia val bene un viaggio. Per le informazioni turistiche di Varsavia è attivo il sito www.warsawtour.pl. Per informazioni sulla Polonia si può consultare il sito dell’ Ente Nazionale Polacco per il Turismo: www.polonia.travel/it.
Da non dimenticare che Chopin è nato a Varsavia e tanti sono i posti che lo ricordano, a lui è stato dedicato il Concorso internazionale di pianoforte che si tiene ogni cinque anni dal 1927 e che si svolgerà nel 2015. Non mancano i concerti nel parco reale di Lazienki, che si tengono ogni domenica in un’atmosfera da sogno nel giardino delle rose, sotto il suo monumento. Nel parco ci si può sedere su panchine multimediali, uniche nel loro genere, installate nel 2010 nel duecentesimo anniversario della sua nascita, che permettono, premendo un pulsante, di poter ascoltare le composizioni più significative del grande maestro.
La strada reale, che termina con il Palazzo del Belvedere, fino al 1994 residenza del capo dello Stato, collega le varie residenze reali con il castello totalmente ricostruito. L’utilizzo di quadri, fotografie e ricordi della gente servì come base per un grandioso progetto architettonico di ricostruzione del centro storico completato nel ’62 e che l’Unesco nel 1980 ha premiato per la bellezza e la perseveranza dei suoi abitanti, proclamandolo patrimonio di tutta l’Umanità.
Kremowka il dolce di San Giovanni Paolo II
Se si è fortunati, si potrà gustare presso le ottime pasticcerie polacche, il dolce del Papa, la “kremowka”. Il perché è presto detto: San Giovanni Paolo II era di Wadowice e quando nel giugno del 1999 ritornò nella sua cittadina natale si lasciò prendere dalla nostalgia dei ricordi. Il dolce si completa degnamente se accompagnato da un bicchierino di vodka o meglio ancora da un bicchierino di idromele, una bevanda fermentata a base di miele, aromatizzata con cortecce e radici che risale ai Maya, la famosa civiltà precolombiana. Per scoprire invece la vera “cultura” della vodka si può scegliere un tour di degustazione di 3 ore che propone la visita di almeno tre diversi bar per assaggiare sei diversi tipi di vodka, ascoltando le storie e gli aneddoti sulla città e su questa bevanda tipica polacca.
a cura di Harry di Prisco