“Non c’è un’ispirazione nel modellare la materia. L’idea di un’opera si sviluppa come una melodia: quando pronuncio una parola e questa vibra nell’aria è come se dessi forma a qualcosa che diventa musica”.
Tony Cragg a Ravello parla di energia reciproca tra musica e arte visive. Una sintesi perfetta, che è poi quella dell’offerta complessiva del Ravello Festival, utilizzata per descrivere i suoi capolavori in bronzo che sono in mostra tra la terrazza dell’Auditorium Oscar Niemeyer e Villa Rufolo. Dodici monumentali sculture che dialogano con le architetture ed il paesaggio della Città della Musica nella quale si sviluppa un percorso di forme plastiche che ha inizio nei giardini del monumento dove lo spettatore è accolto, proprio sotto la monumentale torre d’ingresso da “Wild Relatives”, una della più note composizioni di Cragg: due volti che si incontrano e diventano una sorta di vortice.
“Non è facile trasferire sculture come queste in un monumento come Villa Rufolo Perché non hanno riferimento diretto a un panorama, a un contesto. Ma la straordinarietà di questo connubio tra arte e storia è che ciascun elemento vive di energia reciproca. Non si può ricominciare da zero ogni volta che si crea un’opera. Si comincia dal punto in cui si è lasciato il lavoro precedente. A volte si può ripartire addirittura da opere ancora anteriori. Ma generalmente si prende il meglio del processo di creazione delle opere più recenti e lo si trasferisce nel nuovo lavoro, così c’è anche una sorta di passo in avanti. È un po’ come seguire un filo, quasi come una melodia nella forma, così che le sculture non solo hanno una qualità sintetica, ma diventano anche più sincrone”.
Ad aprire il vernissage è stato il segretario generale della Fondazione Ravello, Secondo Amalfitano che ha sottolineato come a Ravello la declinazione della cultura avvenga a 360 gradi.
“Tony Cragg è il tassello di un mosaico prestigioso che Fondazione Ravello sta componendo da dieci anni e che si basa sul sistema della filiera. La presenza di questo grande artista contemporaneo è figlia del passaggio a Ravello lo scorso anno di Mimmo Paladino. Mi piace sottolineare la qualità delle mostre e le eccellenze mondiali intese come grandi artisti che si cimentano nell’arte. Fondazione Ravello sta perseguendo qualità a oltranza e l’apprezzamento dei visitatori è unanime”.
A disegnare l’itinerario tra i magici luoghi di Ravello, scanditi dalle sculture di Tony Cragg, è stato il curatore della mostra Flavio Arensi che un mese fa proprio con l’artista britannico ha lavorato alla collocazione delle opere.
“La prima volta che vidi una scultura di Cragg, questa decostruì in me tutto quello che era il concetto che avevo di arte – ha detto – In questa mostra ci sono opere che parlano della grande scultura contemporanea e il segreto della storia dell’arte è aver messo sculture contemporanee in un monumento storico come Villa Rufolo. L’obbiettivo era quello di non scendere di qualità ma di migliorasi: in luogo pieno di storia posso trovare posto solo grandi artisti”.
La mostra sarà visitabile fino al 31 ottobre.
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