Il titolo forse è ingannevole. La grande bellezza è raggiunta dal protagonista alla fine del film, non ne è il tema. Forse questa è stata la delusione di tanti che si sono ritrovati davanti al piccolo schermo a vedere il tanto atteso film martedì scorso.
Interessante invece il percorso di vita condotto dal protagonista. Uno scrittore ormai sessantacinquenne che, dal vuoto ed effimero stile di vita che non gli fa trovare stimoli e ispirazioni per un nuovo libro, finalmente ritrova le antiche emozioni e lo spunto per ritornare alla scrittura. Il percorso interiore che fa è strettamente legato alle sue esperienze personali ma sicuramente questa ricerca interiore è comune a tante persone che hanno vissuto, ed ancora oggi vivono, il decadimento dei valori essenziali e fondamentali che danno all’uomo il vero senso della vita. Il messaggio è positivo, il protagonista, nonostante tutto e tutti, riesce a trovare, anzi a ritrovare “ La grande bellezza”.
Il nulla ed il vuoto della vita che conducono i protagonisti è delineato e raccontato in stile felliniano, tra il grottesco e il surreale. Di reale c’è lo scenario di una Roma maestosa, prorompente e ricca di energie positive che fa da sfondo quale richiamo alle nostre radici, radici dalle quali dovremmo trarre sempre nuova linfa vitale per non perderci nell’oblio.
La grande bellezza esiste, l’abbiamo solo dimenticata.
Paolo Sorrentino, con l’uso magistrale che fa della macchina da presa, racconta tutto questo ed è sicuramente il regista italiano, e con orgoglio sottolineo napoletano, che meglio ci rappresenta. Un plauso va al giovane produttore Nicola Giuliano (Indigo film), anch’egli napoletano, che ha sempre creduto in lui portandolo al più alto riconoscimento mondiale della cinematografia: l’Oscar.