“The winner is…The Great Beauty”. Un attimo, poche parole e tutto cambia per sempre. In una notte un lavoro frutto di mesi intensi può trovare la consacrazione estrema ed entrare nell’olimpo del cinema mondiale. Che “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino fosse un film bello e maledettamente poetico, nonostante la sua vena chiaramente polemica nei confronti di una società corrotta nell’animo, lo si era capito sin dai primi giorni di programmazione nelle sale italiane. Che avrebbe vinto premi in mezzo mondo, forse però non se lo aspettava nessuno, o quasi, perché a Napoli tutti hanno fatto il tifo per la coppia Sorrentino Servillo, sin da subito e forse ancor prima di questo straordinario film.
Era da tempo che il cinema italiano non ritornava alla ribalta con un prodotto di grande qualità, capace di emozionare e soprattutto capace di riempire gli occhi dello spettatore con scene di rara e monumentale potenza espressiva. Tutto questo è il film di Sorrentino, nel quale un cast di stelle è riuscito a fare da contorno ad un immenso Toni Servillo, perfettamente a suo agio (e verrebbe da dire come al solito) nei panni di Jep Gambardella, giornalista, scrittore e soprattutto attento critico osservatore di quella malsana mondanità che lo circonda e che anima le notti della Roma borghese. Un mondo per nulla surreale, anzi terribilmente vero, che riesce a contrastare con l’immane bellezza di una Roma eterna e che rivive splendidamente nelle immagini, prima immaginate e poi impresse sulla pellicola da Paolo Sorrentino.
Roma nelle immagini, Napoli nel cuore. “La grande bellezza” non è soltanto il trionfo del cinema italiano nel mondo. La pellicola, che celebra le meraviglie di una città che è al tempo stesso museo a cielo aperto e teatro per la celebrazione della mondanità, ha un cuore che batte forte e che soprattutto parla napoletano. Napoletano è il regista Paolo Sorrentino, creativo e geniale, eccentrico ma saldamente piantato nella realtà che vive e che lo ispira costantemente. Napoletano è il protagonista, Toni Servillo, attore dotato di una straordinaria dote recitativa, che nel teatro riesce a trovare l’appagamento dei sensi sia come attore che come regista e che riesce a mutare la sua pelle indossando con disinvoltura sia i panni di Jep Gambardella sia quelli molto più pesanti ed impegnativi di Eduardo De Filippo. Lui, Servillo, con un fratello musicista, rappresenta la continuazione della grande arte teatrale napoletana, nuovamente portata in auge, riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Ma la Grande Bellezza è anche di più. Napoletani poi sono anche Carlo Buccirosso e Iaia Forte (Lello Cava e Trumeau), così come partenopeo è anche Nicola Giuliano, uno dei produttori. Ma “La grande bellezza” va oltre la pellicola e la sala cinematografica, perché il set, gli attori e le scene più belle rivivono in un meraviglioso diario fotografico realizzato dal fotografo Gianni Fiorito, napoletano anche lui.
Nel 1999 fu la voce napoletana di Sofia Loren a consacrare “La vita è bella” di Roberto Benigni, adesso dopo 15 anni è un napoletano a stringere tra le mani la preziosa statuetta. Napoli città d’arte e madre di artisti apprezzati in tutto il mondo, una storia che non inizia di certo adesso, ma alle volte fa bene ricordarlo, perché la nostra disgraziata città è troppo spesso resa famosa per cose che con l’arte non c’entrano nulla. Per una volta invece possiamo andare orgogliosi, fieri e sorridere per quella piccola statuetta dorata che quest’anno è intrisa di una grande bellezza tutta napoletana.
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