Avremmo voluto parlarvi di calcio e raccontarvi di una partita, quella giocata dagli azzurri, a due facce, nella quale il Napoli è stato in campo solo nei secondi quarantacinque minuti. Avremmo voluto raccontarvi della follia di Inler che ha regalato un calcio d’angolo all’ultimo minuto e della distrazione di Fernandez che ha lasciato tutto solo Rolando Bianchi in area di rigore, offrendo su un piatto d’argento il più facile dei gol per un pareggio dal sapore di miracolo. Avremmo voluto, ma non lo facciamo.
I soliti idioti. Oggi invece ci troviamo qui a parlare dell’ennesimo episodio di razzismo nei confronti dei tifosi napoletani. Gianni Morandi, presidente onorario del Bologna aveva chiesto ed ottenuto che prima della partita venisse trasmessa “Caruso“, stupenda canzone del compianto Lucio Dalla. Bella idea quella del cantante bolognese, un modo per legare in un gemellaggio virtuale Bologna, la città natale di Lucio e Napoli, la sua città adottiva. Lucio amava Napoli, ci veniva spesso, sognava addirittura di riceverne la cittadinanza onoraria. Invece tutto è stato rovinato, due volte. Durante la canzone, sugli spalti dello stadio bolognese è comparso uno striscione che auspicava una prossima eruzione del Vesuvio. A peggiore le cose poi si sono messi anche i fischi che in parte hanno coperto le note della splendida canzone di Lucio. Due oltraggi, uno alla nostra città, l’altro, forse ancor più grave alla memoria di Lucio Dalla.
La rabbia di Morandi. “Non credevo che il tifo fosse degenerato a questo punto. Sono lontani i tempi quando lo Stadio di Bologna veniva preso ad esempio per la civiltà e la sportività del pubblico “. Questo uno stralcio delle sue parole a commento di quanto successo ieri. Si scusa e si vergogna Gianni Morandi, al punto di affermare che essere presidente onorario del Bologna non gli piace più.
Chissà invece cosa avrà pensato Lucio da lassù, chissà come si sarà sentito, mentre insieme a Totò ed Eduardo si accingeva ad assistere alla partita. Che dire, perdonali Lucio gli idioti spesso non sanno quello che fanno…
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