“La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato… Se le istituzioni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe forse potuto esistere?”
Questa una delle pesanti affermazioni fatte da Carmine Schiavone, quando nel lontano 1997 (quasi cinque anni dopo il suo arresto) depose dinanzi la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Era il 7 Ottobre del 1997. Adesso le sue parole fino ad ora coperte dal segreto, sono state rese pubbliche. Adesso tutti possono sapere cosa è stato fatto, da chi e perché. In realtà non è possibile sapere tutto, perché nel 1993 Carmine Schiavone venne arrestato ed il clan continuò chissà per quanto tempo ancora il progetto di morte di parte della Campania.
Tutto è inquinato. Rifiuti messi ad enormi profondità, spesso anche a 30 metri, in alcuni casi al di sotto addirittura della falda acquifera. Non si salva nessuno, ogni terreno nella provincia di Caserta, scendendo per il litorale di Baia Domitia, fino ad arrivare in luoghi insospettabili. Spesso si sversava con la complicità di chi gestiva le discariche autorizzate, perché determinati tipi di rifiuti, anche scarti nucleari provenienti dalla Germania, erano troppo difficili da piazzare nelle discariche legali. “Lo sapevano perché mandavano a scaricare nelle nostre discariche dando un tot al chilo ed una percentuale mensile”.
Lo sversamento illecito non riguarda però solo il casertano. L’influenza dei Casalesi arrivava fino a Latina a nord, verso il Matese ed Isernia ad est, mentre in provincia di Napoli oltre che la discarica dei Pisani ed altre decine di cave e discariche tra Quarto, Giugliano, Qualiano, Parete e Villaricca, spunta anche il Lago Lucrino. “Si, hanno buttato anche dentro al lago di Lucrino”. Poche parole ma esplicative di un sistema folle che non si fermava davanti a niente e del quale da quanto si evince dai verbali desecretati, Schiavone ed i Casalesi erano la parte operativa di un sistema di smaltimento illegale messo in piedi da altri con i colletti bianchi e che da quanto si deduce, potrebbe riguardare non soltanto parte della Campania, ma anche Calabria, Sicilia e Puglia.
Fa ancora più rabbia leggere la consapevolezza di quanto facevano Schiavone, il cugino Sandokan e gli altri, coscienti di avvelenare la loro stessa terra e soprattutto di condannare a morte i propri concittadini e non solo “Rischiano di morire tutti di cancro nei prossimi venti anni; non credo infatti che si salveranno: gli abitanti di Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno, e così via, avranno forse venti anni di vita”. Era il 1997 quando Carmine Schiavone fece queste dichiarazioni, manca poco alla scadenza dei vent’anni da lui prospettati eppure in molti già si sono ammalati, molti già sono morti.
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