Il sito dell’antica città romana Pompei, non sembra davvero trovar mai pace. Questa volta non si tratta di crolli o controlli anti camorra sui cantieri. Mentre il Grande Progetto Pompei va avanti, la Soprintendenza deve fare i conti con un’anziana signora proprietaria di un terreno nei pressi di Porta Stabia.
La vicenda. Dodici anni di occupazione del terreno da parte della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei, per la realizzazione di scavi e saggi archeologici, che ha detta del Tar, sono stati fatti senza autorizzazione, in quanto la Soprintendenza non avrebbe mai completato la procedura di esproprio dell’area in questione. Per questo motivo lo scorso Luglio, il Tribunale, ha accolto le richieste dalla proprietaria, condannando la Soprintendenza Archeologica ad un risarcimento di 151 mila euro, per i danni provocati al terreno in generale ed in particolare all’agrumeto di 1500 metri quadrati, appartenente ad una villa nobiliare. La Soprintendenza però ha risarcito la proprietaria solo per 103 mila euro.
I monumenti funerari all’asta. Si tratta di due strutture funerarie di forma quadrata di epoca romana, attualmente visibili nel terreno della signora Nunziata, protette da una struttura di tubi innocenti e lamiera. In realtà la volontà della proprietaria non è quella di mettere all’asta i due singoli monumenti, bensì l’intero terreno, come ha spiegato il suo legale, l’avvocato Livio Provitera. In questi giorni verranno espletate tutte le pratiche e contattate le case d’asta di tutto il mondo, che ci si può scommettere, faranno a gara per mettere le mani sugli altri eventuali monumenti che potrebbero celarsi nel terreno della signora Nunziata. Per la compravendita del terreno è già stata contatta la famosa casa d’asta Sotheby’s, ma non è escluso che anche altre possano farsi avanti.
Una vicenda sconfortante, che evidenzia in maniera palese, l’impotenza di uno Stato sofferente e carente, che non è in grado di fornire forme di tutela al suo patrimonio. Lungi dall’essere una pubblica accusa nei confronti della Soprintendenza Archeologica di Napoli, vittima anch’essa di una sistematica e scriteriata carenza di fondi economici, frutto dei tagli sempre più pesanti effettuati nelle ultime riforme finanziarie, che hanno destinato sempre meno risorse al MIBAC, riducendo all’osso le attività degli organi territoriali preposti alla tutela. Il legale della signora Antonietta Nunziata ha però specificato che, esiste comunque l’obbligo di subordinare la vendita alla prelazione dell’ente pubblico. La speranza è che si possa trovare una soluzione che soddisfi ambo le parti e che soprattutto salvaguardi quella piccola, ma comunque preziosa parte della necropoli pompeiana.
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