Salvare Pompei attraverso la formazione, la ricerca e il restauro: è questo l’obiettivo del Pompei Sustainable Preservation Project, un progetto di respiro internazionale che si svilupperà nel corso di un decennio a partire dall’estate 2014, promosso e diretto da importanti istituti di ricerca europei quali il Fraunhofer-Institut für Bauphysik Ibp, l’Istituto di restauro della Technische Universität di Monaco di Baviera (TUM) e l’International Center for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property (ICCROM) associato all’Unesco.
<< Oltre al restauro a regola d’arte e alla messa in sicurezza duratura degli edifici antichi, il team vuole sviluppare strategie e metodi innovativi per prevenire un ulteriore decadimento. Questo significa anche creare nuovi sistemi di protezione, e costruirli tutelando sia le rovine, sia i visitatori, nonché allestire aree verdi compatibili con il valore storico dei giardini antichi >>, spiega il Prof. Erwin Emmerling della facoltà di restauro della TUM. Verranno messe in atto strategie che consentano nel tempo di preservare la città, restaurandone gli edifici che versano in cattive condizioni, così da riportare uno dei siti archeologici più visitati al mondo al suo antico splendore. Nell’ambito del progetto, inoltre, è prevista anche la formazione di nuove generazioni di ricercatori provenienti da paesi diversi, che avranno l’occasione di confrontarsi con gli esperti del settore e contribuire ognuno con le proprie competenze alla realizzazione del piano di lavori.
Fondamentale sarà la collaborazione degli istituti coinvolti nel progetto con i tecnici della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei e l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, al fine di mettere in campo una vera e propria task force internazionale che trasformi Pompei in uno dei più avanzati centri di ricerca sull’architettura antica. Diversi i settori di competenza tra i quali diagnostica, prospezioni geofisiche, telerilevamento, bioarcheologia, archeometria dei manufatti, restauro di pitture, sistemi informativi territoriali, carte del rischio, documentazione e comunicazione.
Una volta portato a termine il programma la realtà pompeiana si presenterà nel panorama nazionale come punto di riferimento per altri siti archeologici e monumentali che si trovano in uno stato di degrado, fornendo un esempio fondamentale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano.
Sosterranno l’iniziativa come partner anche la School of Geography and the Environment dell’Universita’ di Oxford, il Dipartimento di storia antica dell’Historicum della Ludwig-Maximilians-Universität München, il Deutsches Archäologisches Institut di Roma (DAI), l’Universita’ di Pisa e l’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam-Cnr) di Catania.
Per la realizzazione del progetto decennale è stato previsto un finanziamento di 10 milioni di euro, fondi cui si andranno ad aggiungere eventuali sponsorizzazioni private e che verranno impiegati in parte per il completamento degli interventi previsti da Italia e Unione Europea per il “Grande Progetto Pompei”.
Ogni anno due milioni e mezzo di persone camminano per le strade romane del sito archeologico, ammirando gli splendidi affreschi che abbelliscono le numerose domus e gli edifici pubblici sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio e all’erosione del tempo. Nonostante il caos che regna ultimamente all’ingresso degli scavi, le lunghe attese per i ticket e le rimostranze degli addetti ai lavori che rischiano di dare il colpo finale ad uno dei posti più ricchi di storia al mondo, c’è chi ancora crede che sia possibile salvare Pompei. La ricerca dà futuro all’antico.