Portare il lavoro nella cultura al centro del panorama politico nazionale e locale, per permettere a Napoli e alla Campania di ritrovare il riscatto sociale ed economico attraverso il pieno sfruttamento delle risorse disponibili: è stato questo il tema centrale del convegno organizzato il 24 luglio scorso dalla Cgil Campania dal titolo “La cultura e il lavoro in Campania”, durante il quale si sono susseguiti numerosi interventi dei rappresentanti delle istituzioni e degli addetti ai lavori.
Tra i presenti diversi esponenti della politica nazionale e locale, come il Direttore per lo Spettacolo del Mibac, Salvatore Nastasi, e l’Assessore alla Cultura della Regione Campania, Caterina Miraglia, che hanno discusso a lungo sul problema della mancanza di lavoro e sulla crisi che sta investendo in quest’ultimo periodo il settore dei beni culturali. La situazione sembra paradossale, se solo si pensa che l’Italia detiene l’80% del patrimonio culturale mondiale e vanta ben 49 siti Unesco, con un indotto dei lavoratori della cultura pari a circa 600mila persone che allo stato attuale versano in condizioni precarie; su 300mila lavoratori, infatti, solo il 5% ha rapporti di lavoro subordinati a tempo indeterminato, e il continuo calo dei fondi investiti nel settore culturale sta portando inevitabilmente a una forte dispersione delle professionalità artistiche e tecniche.
Per Salvatore Nastasi la risposta alla crisi della cultura e del lavoro sta << nell’investire, perché altrimenti la morte della cultura è imminente: bisogna assumere, aumentare i fondi compresi quelli per i restauri, stanziare agevolazioni fiscali e riformare gli enti lirici >>. La cultura andrebbe intesa, infatti, come un patrimonio da trasmettere di generazione in generazione, un volano in grado di risollevare l’economia di un intero Paese.
Deciso l’intervento di Franco Tavella, Segretario Generale della Cgil Campania, che durante l’incontro ha affrontato la questione lavoro alla luce della caldissima giornata di proteste che ha interessato Napoli con l’occupazione di Palazzo San Giacomo da parte dei lavoratori del progetto Bros e dell’azienda di Agnano da parte degli impiegati dell’Eavbus. << Napoli e la Campania – sostiene Tavella – hanno bisogno di approdare finalmente ad una programmazione ordinaria, di utilizzare con puntualità le risorse disponibili, a partire da quelle europee e di difendere l’apparato produttivo ed industriale che, pur tra mille limiti, rimane il tessuto produttivo più importante del Mezzogiorno >>.
Triste emblema dello stato di crisi in cui versa la Campania è l’occasione sprecata del Forum delle Culture, che avrebbe potuto rilanciare Bagnoli e Napoli est: l’evento, previsto per luglio, slitterà invece a settembre con una notevole riduzione dei fondi stanziati, che dai 150 milioni previsti in origine sono passati a 16, divisi tra Comune e siti Unesco della Campania.
Ne emerge un quadro abbastanza fosco, se solo si pensa alle potenzialità inespresse della nostra città e Regione in rapporto al patrimonio culturale di cui disponiamo. In un Paese in cui “la cultura dovrebbe venire prima di tutto”, per dirla con le parole del ministro Bray, ci troviamo invece sull’orlo di una crisi sociale.