Sembra ricordare la triste sorte toccata alla biblioteca di Alessandria d’Egitto, quanto accaduto di recente alla collezione di libri più antica di Napoli: la raccolta ospitata nel complesso monumentale dei Girolamini in via Duomo si trova da più di un anno ormai sotto i riflettori, a causa di un increscioso evento di cronaca che ha visto coinvolto in prima persona l’ormai ex direttore Marino Massimo De Caro.
La Biblioteca dei Girolamini fu aperta nel 1586, per custodire al suo interno un patrimonio di 159.700 volumi, distribuiti in quattro splendide sale settecentesche, oltre al prezioso fondo librario del filosofo Giambattista Vico e ad altri fondi librari di cui si è arricchita nel corso del tempo.
L’infelice vicenda che la riguarda cominciò a marzo dell’anno scorso, quando Tommaso Montanari, docente di Storia dell’arte moderna alla «Federico II» di Napoli, denunciò al Corriere del Mezzogiorno e a Il Fatto di avere visitato il luogo e di averlo trovato in condizioni penose, mentre di notte si notava uno strano via vai di auto che uscivano dai cortili del monastero. Il direttore rispose allora alle accuse con una denuncia ai carabinieri, che registrarono la scomparsa di ben 1500 libri.
Le circostanze, però, rimasero poco chiare, finchè il 18 aprile 2012 la biblioteca fu sottoposta a sequestro giudiziario e chiusa al pubblico; il giorno successivo De Caro fu costretto ad autosospendersi dall’incarico una volta accertata la sua responsabilità nei furti dei preziosi volumi. Il 24 maggio i carabinieri per la tutela del Patrimonio artistico arrestarono il direttore e alcuni dei suoi più stretti collaboratori, in seguito al rinvenimento di 257 volumi con timbro della biblioteca sequestrati in un deposito del veronese, e di altri testi nella casa dello stesso De Caro, solo una piccola parte delle migliaia di libri trafugati dalla storica collezione tra il 2011 e il 2012.
Le cinque persone arrestate si erano infatti appropriate dei suddetti manoscritti << con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso >>, secondo quanto dichiarato dal gip di Napoli, servendosi del loro ruolo all’interno della struttura per agire indisturbati e vendere i libri all’asta o sul mercato antiquario. All’epoca vennero, inoltre, scoperte otto stanze segrete al quarto piano dello stesso complesso monumentale, in cui furono trovati altri volumi probabilmente sottratti dalla biblioteca nel corso del tempo per farne perdere le tracce.
Finalmente, il 15 marzo scorso è arrivata la sentenza emanata dal gup Egle Pilla, che ha condannato a 7 anni di reclusione ben sei persone, tra cui l’ex direttore, ritenendo che il saccheggio ai Girolamini sia <<un’ ulteriore insanabile ferita inferta alla città di Napoli, alla sua immagine e alla sua cultura, che colpisce a morte una delle sue straordinarie eccellenze >>. Sandro Marsano, Eloy Alejandro Cabello, Viktoriya Pavlovskiy, Abel Cesar Cabello e Paola Lorena Weigandt sono i nomi dei collaboratori di De Caro, anch’essi condannati per aver arrecato un grave danno patrimoniale allo stato, tradendo il loro stesso ruolo e la missione che erano stati chiamati a svolgere.
Nel frattempo, anche la procura di Firenze ha indagato per corruzione l’ex direttore della biblioteca dei Girolamini, resosi responsabile della sparizione di decine di volumi contraddistinti dal marchio di appartenenza alla Biblioteca del ministero dell’Agricoltura, rinvenuti tra Firenze, Roma, Milano ed altre città del centro nord. Questi nuovi furti aprono un altro capitolo delle indagini, spostandole da Napoli a Roma, dove l’ ex ministro Galan nominò a suo tempo proprio Massimo De Caro come suo consigliere su richiesta di Marcello dell’ Utri, indagato anch’esso per corruzione.
Il procuratore aggiunto Giovanni Melillo, non ha nascosto la sua preoccupazione per il futuro del complesso dei Girolamini e degli antichi testi in esso conservati: non appena sarà possibile verrà riaperta al pubblico la biblioteca, seppure non si riuscirà mai più a riassemblarla nella sua interezza. Molti dei libri ritrovati, infatti, sono stati oggetto di irreparabili mutilazioni, subendo tagli ed abrasioni a cui non si potrà porre rimedio.
Le indagini non sono affatto concluse, bisognerà portare avanti le ricerche sul mercato antiquario internazionale, in città quali Parigi, New York, Londra, la Germania e la Svizzera, solo alcuni dei principali luoghi di riferimento per la vendita di volumi tanto preziosi. Si apre ora la fase più delicata dell’inchiesta.
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