L’ultimatum dell’Unesco relativo a Pompei non ha mancato di sortire effetti sull’opinione pubblica di tutto il mondo. In tanti ormai guardano al sito archeologico vesuviano più famoso del globo terrestre, cercando di capire cosa realmente si stia facendo per salvare la città romana e più in generale cosa si stia facendo per risollevare i Beni Culturali italiani, oramai moribondi.
Il commissario Europeo per la politica regionale Johannes Hahn in una lettera pubblicata su Il Mattino, ci tiene replicare all’Unesco, sottolinenando l’importanza del grosso investimento (105 milioni di euro) che è stato messo a disposizione per Pompei e che ha già iniziato a trasformarsi in progetti concreti.
“Sono a buon punto i lavori alla Casa del criptoportico e alla Casa dei Dioscuri. È in fase avanzata l’assegnazione dell’appalto per i lavori di conservazione della Casa di Sirico, della Casa del Marinaio e della Casa delle pareti rosse, mentre procede speditamente la preparazione di altri 7 progetti.”, questo uno stralcio del suo intervento in cui ci tiene particolarmente ad evidenziare ciò che sta per essere portato a compimento, quello che già è stato programmato e ciò che si dovrà fare. Hahn nel suo contributo ha voluto però sottolineare quanto poco l’Italia abbia fatto per garantire la conservazione del suo enorme patrimonio culturale. Nello specifico, il commissario europeo si sofferma sul Sud della Penisola, citando monumenti che vanno dal Palazzo Reale di Napoli fino al sito archeologico di Sibari, tutti affetti da un male comune, quello dell’abbandono e del disinteresse da parte non solo delle istituzioni, ma anche dei cittadini, sempre più lontani dalle loro radici storiche, quantomai fondamentali per capire l’importanza della conservazione della memoria.
Sembra un paradosso eppure circa un terzo del patrimonio culturale mondiale è custodito in Italia eppure il ministero predisposto alla tutela ed alla conservazione, il MiBAC, è l’ultimo in ordine di importanza ed quello che da anni subisce sistematici tagli di fondi che in pratica lo hanno ridotto quasi all’osso, tanto che non si riesce più nemmeno a garantire una adeguata sostituzione dei funzionari che vanno in pensione. Dalle soprintendenze archeologiche a quelle storico artistiche, dai teatri ai musei, dagli archivi alle biblioteche, tutti soffrono di carenza di fondi e personale con conseguente ed inevitabile ricaduta sul patrimonio, che si consuma, crolla, viene deturpato e derubato, o nella migliore delle ipotesi chiuso ed aperto (se si ha la fortuna) mediante “aperture straordinarie”. Una situazione catastrofica nella quale Pompei rappresenta solamente l’emblema, la punta di un iceberg tanto grande che sta collassando su stesso, perché minato alle fondamenta dall’incompetenza e dalla cecità di chi non riesce a capire l’importanza della risorsa culturale e preferisce investire miliardi di euro in aerei da guerra, treni ad alta velocità che vedranno il loro completamento fra circa trent’anni e ponti sullo stretto.
Il rilancio, come afferma lo stesso Hahn passa inevitabilmente attraverso un doveroso programma di investimenti nel campo turistico e culturale, in special modo per il Sud Italia dove, come si ripete da anni, si potrebbe vivere solo di questo, ma la sensazione avvertita da chi in Italia di cultura cerca di vivere è che l’interesse delle classi politiche, non è per nulla paragonabile a quello che invece dimostra di avere la Comunità Europea.
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