“I femminelli io li vattevo”, l’edicola anti-gay

“I femminelli io li vattevo”: il Gay Pride a Napoli non trova solo applausi e approvazione. Nella città partenopea, così come nel resto del Paese l’accettazione delle coppie omosessuali non è ancora così vicina come dovrebbe: la dimostrazione arriva da alcuni commenti sul corteo che sabato ha sfilato per le strade di Napoli.

Testimonianze di una mentalità che fatica a evolversi, di una cultura ancorata al passato, di una omofobia difficile da far sparire: ecco arrivare il no ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma anche la disapprovazione per l’ostentazione delle proprie preferenze sessuali. Così tra le mura di casa, nell’intimità del focolaio domestico, si può fare quello che vuole ma davanti alle altre persone è “vietato” lasciarsi andare ad effusioni con la persona amata perché “fa schifo”.

Ma non è tutto: perché c’è anche chi è contrario al Gay Pride aperto alla città e preferirebbe una manifestazione all’interno di uno stadio, chiuso al pubblico, “dove devono entrare solo loro”. Parole che si commentano da sole.

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